Renato Fedi

Renato Fedi nasce a Roma nel 1943 in un quartiere a due passi dalla Basilica di San Pietro, il quartiere Trionfale, ma anche zona considerata in quegli anni come periferia della città. Inizia a scrivere poesia a 13 anni, avviato a questa passione dalla sua insegnante di lettere alle medie. 
I suoi primi scritti hanno un carattere osservativo, descrivono situazioni d'ambiente ed anche il trasformarsi della città nel suo crescere improvviso negli anni tra la fine del decennio '50 e gli inizi del decennio '60.
Negli anni '70 inizia a scrivere anche in vernacolo spinto dal suo grande amore per la città natale e dalla passione per i grandi Poeti dialettali romani quali il Belli, il Trilussa ed il Pascarella.
Il suo poetare in lingua è quasi sempre ispirato dagli accadimenti umani e da riflessioni su situazioni di ambiente o di disagio.
Non ha mai partecipato a concorsi ed è attualmente il presidente di una associazione culturale con sede nel Lazio. Ha pubblicato tre raccolte attraverso il free publishing di Lulu, due in lingua ed uno in vernacolo.

Alcune sue Poesie 
Dipinto dell'esimia Artista Susan T Amidon's

Neve di Natale 

Lenta cala giù la neve 

a stendere il suo velo sul Natale. 
Fiocchi a coprir dolori e guerre, 
una coltre stesa a rabbonire il mondo 
in questo giorno ch’è icona d’amore. 
Lieve viene dal cielo, 
porta sapore di festa agli occhi 
pur se nei cuori ci sono dissapori. 
Scende a soffocar i rumori 
del calpestio di gente nelle strade 
e del correre al consumar denaro 
in oggetti d’inutile regalo. 
Si posa su campi e tetti 
e sulle povertà che cercano rifugio 
al freddo delle notti dell’inverno. 
Lenta cala giù la neve, 
lieve e senza far rumore, 
senza spaccarmi l’anima ferita 
da un anno di furore nell’universo. 



Urlo la pace 

Gronda sangue 
tra file di banchi 
sconvolti squarciati 
in fumo accerchiati 
e grida che vanno 
correndosi incontro 

Mitra spianati 
non hanno nemici 
ma cantano fuoco 
in onde d’assalto 
confusi tra volti 
che piangono pace 

Tra i molti in silenzio 
già in terra caduti 
volano via i sogni 
che al primo mattino 
ridevano allegri 
prendendosi il giorno 

Odio portato nel nome 
di un dio ch’è uguale 
ai vinti e ai vincitori 
abisso che racchiude 
nel fondo ogni credo 
senza vera ragione.



Cartoni per tetto 

Seduto su freddi gradini
un bicchiere di carta
a contenitore di sogni
a speranza d’un pasto

Attende

Gente che sale distratta
verso una prece abituale
e volge scontrosa la testa

Qualcuno onora il bicchiere

Lui è lì ogni giorno
arriva alla prima funzione
nei suoi panni sdruciti
con la testa da ricordi perduti

Lui è li ogni giorno
e chi passa conosce
il suo timido tender la mano
il suo mesto guardare alle genti
che andranno sicure al riparo
di un rifugio che chiamano casa

Lui sarà lì ancora
fino a quando quei cartoni
che gli sono mura d’intorno
tratterranno il rigore d’inverno 



Auschwitz

(Son morto con altri cento
son morto ch’ero bambino
passato per il camino)

Volevo scrivere di te madre terra
Della genie che ti ha percorso
Del grande amore che ti rivolgo
Ma la mia penna ora è smarrita

Ho qui negli occhi tante baracche
Scure e disposte in troppe file
Che di vergogna son state piene
Che di dolore han visto il pianto
Che della morte portano odore

Ho qui negli occhi filo spinato
E casematte a farne bordo
Come dipinti di insano odio
Posati a storia di folle andare

Ho qui negli occhi dei fumaioli
Da cui è volata fin troppa gente
Da cui è nata una nube immonda
Da cui s’è persa la fratellanza

Ho qui negli occhi una tragedia
Che un tuo figlio ha consumato

Volevo scrivere di te amata terra
Ma il mio cuore è frantumato

(ascoltando i Nomadi & Guccini)




Filastrocca

Ho chiesto ad un folle
chi fosse .....

Ragazzo, non vedi ?
Io sono un poeta,
io sono un pittore,
talvolta un pianista,
insomma un artista
o forse son Dio
vestito da uomo.

Ho chiesto ad un folle
cosa cercasse .....

Cerco un momento
per dare alla gente
un'opera vera,
qualcosa di giusto,
qualcosa di onesto
che nessuno
abbia detto.

Ho chiesto ad un folle
come potesse .....

Basta avere
serrati in un pugno
la sofferenza del mondo,
due gocce di sangue,
un istante d'amore
e pietà per chi muore
ignorato da tutti.

Ho chiesto ad un folle
cosa mancasse .....

Soltanto colmare
il pugno che è vuoto
con quanto di giusto
nel corso dei tempi
l'uomo ha già detto,
impararlo a memoria
ed iniziare la storia.

Ho chiesto ad un folle
perché non narrasse .....

Millenni ho cercato,
i pugni entrambi son chiusi,
ed eccomi folle
per ciò che ho appreso;
perduto è il momento
per dare alla gente
il mio grande terrore

Ho chiesto ad un folle
chi fosse .....

Ragazzo, non vedi?
Io sono la vita,
la vita che fugge,
che fugge dal mondo,
dal mondo impazzito,
impazzito io sono,
io sono la vita ... 


Nassyria 

Al limite del campo
anime vagano assorte
in cerca d'altre anime.....

...... sperdute

Dov'è il corpo che fremeva
ricco d'emozioni, di storia,
di palpiti di vita?

Rinchiuso in una bara?

S'ode una tromba lontana
ed un vociar confuso,
voci frammiste a pianti
e passi ritmati.

Si perde tra medaglie
ed affranta fugge vita
spezzata
in mille schegge



I Suoi libri