I suoi primi scritti hanno un carattere osservativo, descrivono situazioni d'ambiente ed anche il trasformarsi della città nel suo crescere improvviso negli anni tra la fine del decennio '50 e gli inizi del decennio '60.
Negli anni '70 inizia a scrivere anche in vernacolo spinto dal suo grande amore per la città natale e dalla passione per i grandi Poeti dialettali romani quali il Belli, il Trilussa ed il Pascarella.
Il suo poetare in lingua è quasi sempre ispirato dagli accadimenti umani e da riflessioni su situazioni di ambiente o di disagio.
Non ha mai partecipato a concorsi ed è attualmente il presidente di una associazione culturale con sede nel Lazio. Ha pubblicato tre raccolte attraverso il free publishing di Lulu, due in lingua ed uno in vernacolo.
Neve di Natale
Urlo la pace
Gronda sangue
tra file di banchi
sconvolti squarciati
in fumo accerchiati
e grida che vanno
correndosi incontro
Mitra spianati
non hanno nemici
ma cantano fuoco
in onde d’assalto
confusi tra volti
che piangono pace
Tra i molti in silenzio
già in terra caduti
volano via i sogni
che al primo mattino
ridevano allegri
prendendosi il giorno
Odio portato nel nome
di un dio ch’è uguale
ai vinti e ai vincitori
abisso che racchiude
nel fondo ogni credo
senza vera ragione.
Lenta cala giù la neve
a stendere il suo velo sul Natale.
Fiocchi a coprir dolori e guerre,
una coltre stesa a rabbonire il mondo
in questo giorno ch’è icona d’amore.
Lieve viene dal cielo,
porta sapore di festa agli occhi
pur se nei cuori ci sono dissapori.
Scende a soffocar i rumori
del calpestio di gente nelle strade
e del correre al consumar denaro
in oggetti d’inutile regalo.
Si posa su campi e tetti
e sulle povertà che cercano rifugio
al freddo delle notti dell’inverno.
Lenta cala giù la neve,
lieve e senza far rumore,
senza spaccarmi l’anima ferita
da un anno di furore nell’universo.
Urlo la pace
Gronda sangue
tra file di banchi
sconvolti squarciati
in fumo accerchiati
e grida che vanno
correndosi incontro
Mitra spianati
non hanno nemici
ma cantano fuoco
in onde d’assalto
confusi tra volti
che piangono pace
Tra i molti in silenzio
già in terra caduti
volano via i sogni
che al primo mattino
ridevano allegri
prendendosi il giorno
Odio portato nel nome
di un dio ch’è uguale
ai vinti e ai vincitori
abisso che racchiude
nel fondo ogni credo
senza vera ragione.
Cartoni per tetto
Seduto su freddi gradini
un bicchiere di carta
a contenitore di sogni
a speranza d’un pasto
Attende
Gente che sale distratta
verso una prece abituale
e volge scontrosa la testa
Qualcuno onora il bicchiere
Lui è lì ogni giorno
arriva alla prima funzione
nei suoi panni sdruciti
con la testa da ricordi perduti
Lui è li ogni giorno
e chi passa conosce
il suo timido tender la mano
il suo mesto guardare alle genti
che andranno sicure al riparo
di un rifugio che chiamano casa
Lui sarà lì ancora
fino a quando quei cartoni
che gli sono mura d’intorno
tratterranno il rigore d’inverno
Auschwitz
(Son morto con altri cento
son morto ch’ero bambino
passato per il camino)
Volevo scrivere di te madre terra
Della genie che ti ha percorso
Del grande amore che ti rivolgo
Ma la mia penna ora è smarrita
Ho qui negli occhi tante baracche
Scure e disposte in troppe file
Che di vergogna son state piene
Che di dolore han visto il pianto
Che della morte portano odore
Ho qui negli occhi filo spinato
E casematte a farne bordo
Come dipinti di insano odio
Posati a storia di folle andare
Ho qui negli occhi dei fumaioli
Da cui è volata fin troppa gente
Da cui è nata una nube immonda
Da cui s’è persa la fratellanza
Ho qui negli occhi una tragedia
Che un tuo figlio ha consumato
Volevo scrivere di te amata terra
Ma il mio cuore è frantumato
(ascoltando i Nomadi & Guccini)
Filastrocca
Ho chiesto ad un folle
chi fosse .....
Ragazzo, non vedi ?
Io sono un poeta,
io sono un pittore,
talvolta un pianista,
insomma un artista
o forse son Dio
vestito da uomo.
Ho chiesto ad un folle
cosa cercasse .....
Cerco un momento
per dare alla gente
un'opera vera,
qualcosa di giusto,
qualcosa di onesto
che nessuno
abbia detto.
Ho chiesto ad un folle
come potesse .....
Basta avere
serrati in un pugno
la sofferenza del mondo,
due gocce di sangue,
un istante d'amore
e pietà per chi muore
ignorato da tutti.
Ho chiesto ad un folle
cosa mancasse .....
Soltanto colmare
il pugno che è vuoto
con quanto di giusto
nel corso dei tempi
l'uomo ha già detto,
impararlo a memoria
ed iniziare la storia.
Ho chiesto ad un folle
perché non narrasse .....
Millenni ho cercato,
i pugni entrambi son chiusi,
ed eccomi folle
per ciò che ho appreso;
perduto è il momento
per dare alla gente
il mio grande terrore
Ho chiesto ad un folle
chi fosse .....
Ragazzo, non vedi?
Io sono la vita,
la vita che fugge,
che fugge dal mondo,
dal mondo impazzito,
impazzito io sono,
io sono la vita ...
Nassyria
Al limite del campo
anime vagano assorte
in cerca d'altre anime.....
...... sperdute
Dov'è il corpo che fremeva
ricco d'emozioni, di storia,
di palpiti di vita?
Rinchiuso in una bara?
S'ode una tromba lontana
ed un vociar confuso,
voci frammiste a pianti
e passi ritmati.
Si perde tra medaglie
ed affranta fugge vita
spezzata
in mille schegge
I Suoi libri