Poeti Italiani

Dipinto dell'Artista James Christensen (1942)


Giulia Luigia Tatti

Cenni Biografici: Giulia( Luigia ) Tatti, nasce in Sardegna, in una cittadina del Campidano, a pochi km da Cagliari, il 6 Ottobre 1950. Nata in una famiglia di ceto medio- alto che determina un' infanzia di cui mantiene un ricordo di serena, pacata agiatezza che non ha mai creato, però, preclusioni o remore verso chi avesse avuto meno agi o serenità: innati, in lei, fin dalla tenera età, l' attenzione e la disponibilità verso gli altri, ha dedicato la sua vita ai bisogni e alle necessità altrui, impegnandosi politicamente e socialmente negli anni della sua formazione professionale e sociale. Uno dei Membri fondatori di un Circolo Sardo , nel 1975, che oltre a divulgare Usi e Costumi della propria Terra, hanno promosso gemellaggi e iniziative con altre realtà geografiche per scambi Culturali e socialmente produttivi. Accanita lettrice, il suo amore per la lettura e per ogni possibile forma d' Arte, la portano con estrema curiosità alla visita e alla documentazione inerenti le Città d' Arte e all' assidua partecipazione a Rappresentazioni Teatrali. Da anni scrive Pensieri ed Emozioni, lontani dal voler considerare poesie, ma solo piccole considerazioni dettate dal mondo circostante, verso il quale si pone con discrezione e sincera umiltà. Ha partecipato a un Reading, che ha avuto luogo ad Albenga, di una Compagnia Teatrale (organizzata dall’attore/scrittore R. Bani) che aveva scelto alcuni suoi testi per l' inaugurazione dell'unico Caffè Lettere della zona. Su richiesta e con il Patrocinio del Comune di Torino, dal 14 al 29 Aprile 2006, nell' ambito " L' Arte del Ricordo" e su Foto-Documento del Dr. Massimo Pagano, venne istituita la Mostra Fotografica "Il Silenzio Dell' Orrore", Immagini di Auschwitz - Birkenau nel Giorno della Memoria, alla quale partecipò con la preparazione di didascalie e testi.
Nel mese di Ottobre 2007, ha pubblicato un libro "Tracciati Percorsi", con la casa Editrice "Giovane Holden Edizioni": Libro nato non a scopi di lucro, ma per aderire ad una campagna di sensibilizzazione verso i problemi sociali: Lotta contro la pedofilia, adozioni a distanza, ricerca sul Cancro e Sclerosi Multipla.
Della semplicità delle cose e del quieto vivere, ha fatto una sua filosofia di vita che le consentono di vivere con dignitosa serenità il suo tempo e i suoi giorni. Da 32 anni in Lombardia, vive e lavora a Milano da 18 anni. Dedica questo suo impegno letterario ai suoi più accesi sostenitori: I due figli adulti e ormai indipendenti con i quali ha mantenuto uno splendido rapporto d' amore e che sono la sua più grande soddisfazione, quale migliore capolavoro della propria vita.

Premessa per libro Giulia Tatti

Già dal titolo di questa silloge si evidenzia il lirismo dell’ autrice dove quel … e profuma ancora il mirto, è un verso di grande impatto emotivo. Ed infatti Emozioni, avrebbe potuto intitolarsi la raccolta, se il vocabolo non fosse ampiamente sfruttato a questo uso. D’ altra parte è anche vero che non esiste, nel nostro lessico, una diversa parola che esprima, con lo stesso vigore, ciò che man mano colpisce i nostri sensi trasmettendolo immediatamente all’ anima e lasciandovi un’ impronta indelebile.
Sul filo di questi “turbamenti”, tanto per usare un sinonimo alquanto imperfetto, si snoda tutta la poetica di Giulia Luigia Tatti-
Partendo da qualcosa che l’ ha profondamente colpita nel quotidiano, sia un fenomeno della natura particolarmente suggestivo,sia, talvolta, un fatto di cronaca, l’ autrice intreccia, con grande levità, il presente al passato dove, tuttavia, i ricordi rimangono spesso un fatto personale appena accennato e la cui interpretazione è lasciata al lettore. Così il pudore dei sentimenti diventa un mezzo per comunicare con gli altri, per farli partecipi e infine quasi protagonisti di ogni lirica nell’ immedesimazione che ne consegue. Ecco quindi l’ universalità di una poetica che si attaglia ad ognuno secondo il proprio vissuto, secondo la propria sensibilità.
Che cosa possono suggerire, in realtà, quei passi che spesso si avvicinano o si allontanano se non un amore perduto, una persona cara che è mancata od anche i nostri desideri o i nostri sogni che perdono smalto e non sono più capaci di darci quel conforto di cui abbiamo bisogno?
E allora prende corpo l’ intrecciarsi del definito con l’ indefinito e nel quale la trama è delineata con cura ma l’ ordito può variarne a piacimento le sfumature, lo spessore, perfino l’ uso in un insieme di moduli che traggono linfa dal connubio di due sensibilità diverse che s’ incontrano per diventare tutt’ uno.
L’ abilità di Giulia Luigia Tatti consiste proprio in questo: di adattare la parola a tracciati non rigidi bensì modificarli in maniera che le sue suggestioni siano accolte in altre suggestioni che chi legge ha sedimento nel proprio io. Ogni poesia è un fiume che scorre ma con argini deboli che possano sempre far sì che l’ acqua devii e che però non possono impedire che essa giunga inesorabilmente al mare, l’ approdo che l’ autrice ha segnato e che è sempre quello di emozionarci.
Il lettore, che si lascia trascinare dall’onda delle parole, non potrà non aver notato la grande omogeneità di questo canzoniere in cui i sentimenti, anche se velati, fluiscono, senza soluzione di continuità incuneandosi nel magma fecondo della natura, la sola capace di rigenerarsi e darci quel filo di speranza senza il quale non è possibile il proseguimento della vita. E questo non è pregio da poco in quanto, in una raccolta, le poesie devono apparire come le tessere di un mosaico
d’ immagini lontane o vicine ma tali da darci una visione unitaria di quanto si vuole esprimere.
L’ autrice si avvale, per far ciò, di uno stile apparentemente semplice, senza l’ uso di parole difficili od oscure metafore con un linguaggio peraltro suggestivo nella scelta indovinata delle immagini quali ad esempio una solitudine/che innalza siepi/intorno alle mie parole oppure mentre aspetto che la mia terra brulla/torni a far pace con le stelle in cielo o ancora un silenzio/di musica intessuto tanto per citarne qualcuna a caso.
Tuttavia l’ elemento prosodico nel fraseggio dei ritmi, a volte evidenziati, a volte celati con misura nei versi liberi, a seconda dell’ urgere dei sentimenti, denota, senza ombra di dubbio, la buona vena e il “labor limae” di quest’ autrice che si offre solo ora al giudizio del pubblico e che certamente da esso otterrà ampi consensi.

Carla Baroni
(Ferrara - Dicembre /07)
“… E Profuma Ancora, Il Mirto”
Spesso le parole di chi scrive la premessa a un libro di poesie non sono sincere, certe premesse risultano costruite, artefatte.
A volte mi è capitato, sfogliando i tanti libri che arrivano in redazione, di trovarmi di fronte a premesse ricche di periodi composti quasi scientificamente, che a volte risultano finti, botulinizzati. Come se lo scopo del prefattore si concentrasse tutto nella ricerca isterica di vocaboli impossibili da comprendere senza l’ausilio di un dizionario.
A mio avviso una buona premessa dovrebbe invogliare, stimolare, introdurre alla lettura. La premessa dovrebbe essere sempre al servizio dell’opera, non un’esibizione di preparazione, uno sfoggio di cultura e sapienza di chi la scrive. Non si dovrebbe mai sottrarre spazio all’autore del libro, perché il lettore vuole conoscere ciò che sta per leggere e va rispettato, anche perché di questi tempi i soldi spesi per acquistare e leggere poesie valgono il doppio.
Quindi spazio all’autore e ai suoi testi, che sono semplici e veri, gli unici protagonisti di questo volume.
Nelle poesie di Giulia una cosa è subito chiara: l’immenso, fortissimo legame con tutti gli elementi della natura. Aria, terra, fuoco e acqua sono presenti in forme diverse in buona parte dei componimenti, e Giulia traduce questo legame rendendolo intelligibile a qualsiasi tipo di lettore, per qualsiasi sistema di rappresentazione della realtà.
Secondo i più recenti studi neurolinguistici, esistono tre sistemi di rappresentazione della realtà, a ognuno dei quali corrisponde un diverso schema espressivo: il sistema “visivo”, quello “auditivo” e il “cenestestico”. E ognuno di questi profili troverà soddisfazione, si sentirà coccolato dalle poesie di Giulia.
Il lettore “visivo”, colui che predilige la rappresentazione per “immagini”, vedrà “dipinti sulle labbra” e assisterà ai “silenzi che passano senza guardare”, oppure “si specchierà in freddi occhi”.
Il lettore “auditivo”, che preferisce i suoni delle parole, che è rivolto all’ascolto profondo, che va oltre l’insieme dei caratteri stampati sulla carta, non resterà deluso. Lo aspettano “sonori silenzi”, ma potrà anche “tapparsi le orecchie per non ascoltare”, oppure ascoltare diversi ritmi, il frinire di cicale e devastanti clangori.
Anche il lettore “cenestesico”, colui che userà durante la lettura un approccio fatto di gusto, tatto e olfatto - cioè gli altri sensi che ognuno ha a disposizione oltre ai due già elencati - troverà soddisfazione.
Perché questo piccolo viaggio nelle controverse dottrine della neurolinguistica? Perché da anni mi occupo di comunicazione, di tecniche e stili, di scrittura creativa, e so che è difficile riuscire a comunicare trasversalmente. Scrivere cioè un testo unico che possa essere gradevole a qualsiasi tipo di lettore. So che per crearlo c’è bisogno di cura e attenzione, di scalpello e lima.
Quindi resto affascinato quando trovo una persona come Giulia che con semplicità, in ogni cosa che scrive, riesce a rivolgersi a tutte le categorie di persone senza forzature, senza risultare costruita, manipolatrice di parole e messaggi.
Ci troviamo di fronte a una persona che ha capacità comunicative innate, perché riuscire a raggiungere chiunque non è da tutti. In molti ci provano ma in pochi hanno successo, e di solito chi ci riesce ha alle spalle due fondamentali inneschi: o il talento naturale o tantissimo studio.
Nel nostro caso non dobbiamo approfondire quale di questi due fattori ha determinato le capacità di Giulia, non è su questo che dobbiamo indagare perché non c’è nulla da scoprire.
Il risultato lo abbiamo di fronte, tutti: chiaro, sonoro, tangibile, questo libro può raggiungere qualsiasi lettore e il merito è solo di Giulia.
Luigi De Luca
 

… E Profuma Ancora, il Mirto,

Prefazione: Carla Baroni (Ferrara)

 
Alcuni testi: 

 E' Vita, Sai...
E' vita, sai...
Quest' affannoso senso di mistero che ti avvolge,
un continuo affiorare di vibrazioni arcane
sensazioni e messaggi che provengono
da realtà invisibili, lontane
e ti sottraggono
da chiare spiegazioni concettuali
come a domande
poste a volto enigmatico di sfinge.
Ed è vita, sai...
ciò che indocile e mutevole ci guida,
ci tormenta, talvolta,
e a volte
come madre pietosa ci conforta,
ci fa sentire ramo, foglia, figlia,
gemma,virgulto,
a tratti fiume in piena ed altre, goccia.
Piccola goccia, su filo d' erba tenero
su cui la luna possa rispecchiare.
Ed ancora, è vita, sai...
il ritorno del sole, domattina
nell' incanto di un paesaggio silente
a curiosar tra i rami
di un albero fremente di vibranti
gorgheggi nitidi e gioiosi
in un appassionato e dolce
risveglio dal torpore della notte.

Confini
Ascoltando il silenzio
un lontano richiamo smarrito nel tempo
mi assale ...
Sei tu?
Si.
Ti sento, ti cerco
ed il vento mi abbraccia
in un lento asciugare di gocce salate sul viso.
Mi stai ancora chiamando?
Fà presto, senza ch' io me ne accorga,
con sorrisi armoniosi e sprazzi di luce
a dipingermi un tempo restante
che risuoni tenace e dimezzi le attese,
di aurore, di valzer gioiosi,
tramonti lucenti, vibranti,
un confine ai miei sogni inesplosi.
Forse esistevi da sempre
all' ombra del mio incedere lento,
nel fragore dei miei tristi silenzi,
nel vibrare di emozioni scordate.
Mentre corro,
sotto limpide gocce di cielo,
s' inebria di sole la mia solitudine.

Disegni

Questo è il giorno perfetto
per tornare su me stessa,
rientrare in me
con gli occhi della mente,
avere accesso alle ragioni accantonate
che fluttuano, disperse,
in un lago salmastro, nel niente.
Resto sulla soglia
e mi sommerge un' onda,
azzurra, che presto sfuma, impallidisce,
e una pioggia di carte
volteggia, corre, inseguendosi
fino a che, mollemente,
qualcuna mi si posa accanto.
Tendo la mano, pervasa da emozione,
per quei tratti indefiniti, incerti,
del disegno di un viale
ridente,
vedo piccoli fiori profumati
e teneri germogli di magnolie e di mirti.
Davanti a me,
appena più distante,
ecco un altro disegno, sembra un muro...
senza alcuna finestra, senza porta,
e mi domando se non mi sia sbagliata:
non riconosco bene cosa sia,
bestia, o pozzanghera, buco nero,
o pozzo che contenga un dolore, una piaga spalancata,
ma forse, è solo un' ombra,
ed è qui che mi volto,
alla ricerca di inaspettato lume,
che la dissolva decisa, di netto.
Anche l' eterno buio, si è stancato
s' insinua, scivola,
scompare nelle crepe di quel muro scalcinato,
inseguito dalla sera, si protende,
s' allunga, s' avvolge attorno allo stelo di un lampione
l' abbandona accecato, si nasconde
in un vicolo che l' inghiotte
nella morsa del suo abbraccio silente.

 

Il Profumo Del Mirto

Profuma ancora, il mirto

e, sulle ali del vento,
mi raggiunge e torna
ora lieto, ora triste
ad addolcirmi le ciglia.
Parlo di te, del tuo respiro,
ad altri che tutto ignora
di quel soffio di vita che le tue mani ha sfiorato
né ti riporta, ormai, dove non sei.
Qui, tutto è cambiato
non esiste passato, non presente
non alte mura da valicare
oltre le quali
inconsistente, impalpabile materia.
Il mio sogno, racchiuso nella primavera,
tra folte betulle e sambuchi profumati,
l' ho perduto.
Solo, più in là
... Profuma ancora, il mirto,
e sulle ali del vento...

Melodie D’ Autunno


Squarci di emersione
da un inconscio che profumano di sambuco e menta
era così, e fu lì che te ne andasti
oltre la soglia,
verso un punto ignoto
avvolto dalla coltre di una nebbia eterna
che, sempre m' infrange l' anima e l' atterrisce.
Da un paesaggio lontano
l' eco della tua voce, mi raggiunge,
costeggia le mie siepi spinose,
si posa su un vecchio libro,
accantonato in questa stanza colma di memorie
mentre il giorno dilegua
in un cielo lacerato e in un pianto cristallino
in cui annegano immagini intorpidite.
So che sei qui, sebbene non ti veda,
mentre turbina e mugghia il vento
scacciando un' estate
rilucente di fasci di raggi di sole
e intanto, sparge melodie d' autunno
fino a quando
svaniranno le mie ultime illusioni,
poi, piegherò il capo, gemente,
chiudendomi come fa, alla sera, un fiore. 







Daniela Moreschini, nasce a Roma, nell’estrema periferia della città: Pietralata, dove tutt’ora vive, orgogliosa di appartenere a quella borgata che ancora porta con sé anni e anni di storia e pregiudizi.
Fin da bambina ha sempre scritto i suoi pensieri affidandoli al diario, suo unico confidente, senza mai permettere a nessuno di leggere.
Ha pubblicato due libri Edizioni Viavai: “Schegge de Vita”, una raccolta di poesie in dialetto romanesco, e “Vedo..Sento...Parlo!” poesie e racconti sia in lingua che in vernacolo.
Hanno scritto di lei: E' piccola Daniela, sottile. Sembrerebbe timida e forse lo è ma nasconde (neanche tanto) una linea di grande forza. Della sua poesia dicono che "gronda sangue" e che lei riesce a far provare al lettore le stesse sensazioni che prova lei stessa, raggiungendo così il fine della poesia stessa. 

 
PREGHIERA

Quanno la strinzi
pe’ la prima vorta ar petto
‘na preghiera ar celo
Arzai:

“Celeste Madre mia,
insegneme a esse madre,
fà che l’amore mio
sia come gocce d’acqua fresca
pe’ ‘sto fiore appena nato.

Vorei pe’ lei
‘na vita vera e onesta
che nun se perda mai
su brutte strade.

Si mai dovesse venì
quer giorno nero
concedeme te prego
de chiude l’occhi ‘n’ora prima

preferirei vedella morta
piuttosto de trovalla pe’ la strada
senza amore e senza onore.

Pe’ lei darei la vita mia
e mai vorei
che se bruciasse l’ale
pe ‘n’ illusione vana e menzognera

Ar còre tuo
Madre mia…
affido ‘sta preghiera!” 

 
SERENATA

Ner vecchio cortile
risona stasera
poco lontana
‘na bbella serenata
E’ ‘n canto d’amore
ch’ar celo se arza
pe’ ‘na fija
che domani andrà ‘n sposa
Me torna a la mente
‘n ricordo lontano
quanno che presi la rosa
che mì padre m’offriva
pe’ que l’urtima sera da bambina
Stanotte la sposa
riccoje la rosa
che lo sposo co’ grazia
je tira
Er padre l’abbraccia
co’ l’occhi lucenti
mentre ne l’aria sfuma leggera
l’urtima nota de la serenata 

 NINNA NANNA

Nel rumore della battaglia
Canta una mamma la ninna nanna,
e forte il bimbo si stringe al cuor.
Lenta è la nenia che intona,
parole diverse che non si comprendono,
ma è il dolce suono di tutte le mamme del mondo.

Racconta al suo bimbo
Di un mondo incantato
Dove il rumor di mitraglia
Si trasforma nelle risa
Dei folletti che giocano a palla

Salate lacrime si mescolano
all’ultima goccia
Dell’impietosa fredda pioggia
Confondendosi col rosso sangue innocente
Sparso sulla terra inutilmente.

Alza al cielo
Lo sguardo la mamma
E con muta preghiera domanda:
“Perché?”

Ninna nanna….
Mentre sulla bianca vestaglia
Scende a bagnarla una lacrima argentina
scivolando giù liberamente,
come la fredda manina
del bimbo innocente
che non sente più niente

PER NON DIMENTICARE

Attraversò fiumi melmosi
mentre il fango gli penetrava la pelle!
Scalò montagne innevate,
mentre la roccia graffiava le mani
e l'ansimare dei cani sempre più vicino.

Avrebbe voluto gridare,
ma l'urlo in gola strozzato rimase.
Come un vecchio cencio abbandonato,
ferito e martoriato,
mani gentili lo trovarono.

Cambiarono i suoi abiti di righe grigie,
lavarono la sua pelle,
e quel giorno un nuovo uomo nacque.

Anni son passati, il vecchio è lì
sulla sua sedia a dondolo,
sulle ceneri ha ricostruito la vita;
ma non può cancellare
i numeri impressi a fuoco sulla sua carne,
nè dimenticare il fumo che alto si alzava al cielo
portando urla di amici e parenti......

A tutti racconta,
per non dimenticare,
e perchè non si ripeta ancora!

La creazzione

Quanno er Signore finì de creà er monno,
fu felice e soddisfatto dell’opera Sua.
Ma Je venne l’idea de creà ‘n essere pensante
che fosse bbono a tenè a bada puro l’esseri animali!
E fu llì che prese ‘n pezzetto de creta scura da la tera,
poi l’ammorbidì co’ l’acqua pe’ forgiallo
modellanno l’essere a Sua immaggine e somijanza.
Poi ce soffiò sopra ‘n ‘alito de vita delicato,
e decidenno ‘nfine de chiamallo “Omo”.

Ma quanno lo guardò co’ più attenzione
s’accorze de avè fatto ‘n grave erore,
ma troppo tardi pe’ potècce fa’ rimedio!
”Nun é perfetto come lo volevo…”,
pensò fra sé e sè er Iddio Signore quanno s’accorze
che ‘n pezzetto de creta ‘n po’ lunghetto,
era rimasto appiccicato fra le gambe.

Quarche giorno doppo, ”l’omo novo”,
più che mai sveijo e arzillo,
rivorgennose co’ rispetto ar suo Creatore
Jè fece: ”Signò damme quarcuno
pe’ avecce compagnia, Te prego,
puro a lle bestie ijai dato ‘na compagna,
mentr’ io quassù campo da solo!”

Er Padreterno aspettò che l’omo s’addormisse bbene,
poi ner sonno jè levò ‘na costola dar petto
e certo stavorta de nun commette erore,
se mise a modellà da gran scurtore.

La criatura che Jè venne fòra da la creta
E da le mano, mò era perfetta e a misura d’omo;
bella, co’ le forme aggrazziate ar posto giusto
da fallo arrossà in vorto pe’ tanto orgojo.

La sdraiò poi vicino all’omo, ancora addormentato,
soffiando puro su de lei quell’alito de vita
unico ar monno e penzanno ar nome da daije
disse: “donna” e …. in quella prese vita!
“Ecco”, disse er Signore all’omo quanno che fu sveijo,
“t’ho messo ‘na donna accanto per campà meijo,
e mò così de Me sarai contento!”
Ma er giorno doppo er Signore
s’ariccorse d’avè fatto ‘n’antro erore
perché notò da quer momento...
che er primo omo,
nun ebbe più manco n’attimo de pace!

Dipinto dell'Artista Pierre-Antoine Lemoine

Antonio Sangervasio

è nato a Roma il 10 Settembre 1970.

Lavora come tecnico di laboratorio presso la Galileo Avionica, ma da sempre scrive poesie per passione. Ha iniziato scrivendo rime per gli amici, per gioco ; si diletta a comporre piccole rime per Radio Italia Network prima e per play radio adesso con Stefano Gallarini.
Le sue poesie hanno una musicalità che si richiama al ritmo incisivo della musica con un sapiente e particolare uso dell’allitterazione per creare il suono ossessivo e incessante di un fiume in piena..
La necessità di scrivere ciò che sente dentro gli nasce spontanea dall’animo, "soprattutto quando sono solo", come lui stesso dichiara. " In quei momenti la mia mano diventa un fiume in piena e scrivo, perché ne sento il bisogno. Gli stati d’animo appaiono e scompaiono, con improvvisa velocità, e lì avverto la necessità di scrivere. E so che questa voglia non mi abbandonerà mai"..(concorso Mentana rivista nomentanum).
Poesie pubblicate sul mensile Amicizia di Roma,poeti e poesia di roma ,nomentanum,le nuvole di napoli, la voce del nord est e su diversi siti internet.Partecipa alla trasmissione POETI E POESIA sulla emittente laziale TELEVITA come ospite di poesia.
Da sempre attratto dalla poesia partecipa grazie ad una amica
ad un concorso nazionale di poesia inedita nel 2005 a febbraio e vince il primo premio assoluto.
1) OMNES ARTESMentana 2005
2) HABERE ARTEM Guidonia 2005
3) L'UOMO E IL MARE Imperia 2006
4) ASSOCIAZIONE CHIESE STORICHE Palermo 2006
5) concorso FALCO DI Savona 2006
6) concorso STESICORO Reggio calabria 2006
SECONDI POSTO 1) FIORI DI CAMPO 2005 Landriano Pavia
2) L'ACQUA 2006 ed. Farnedi Cesena
3) POESIE IN CORNICE tappa Gugliano di campania
TERZI POSTO 1) IRENE SPARAGNA Latina 2006
QUARTI POSTO 1) ERMELLINO salerno 2006
2) LA VOLPE ROSSA 2006 roma
QUINTI POSTO 1) LE NUVOLE PETER RUSSELL napoli 2006
SESTI POSTO 1)POETI DELL'ADDA Milano 2006
SETTIMI POSTO 1)CERDA 2006 Palermo
OTTAVI POSTO 1)CERDA 2005 Palermo
2)S.VINCENZO Tivoli 2006
3)AMA ROSSELLA Roma 2006
NONI POSTO 1) DE BELLIS Bari 2006
2) DUEERRE Ragusa 2006
MENZIONI SPECIALI DI MERITO

1) IL FUOCO Roma 2005
2) I COLORI Cesena 2005
3) PANZA isola d'ischia 2006
4) MISILMERI Palermo 2006
5) MENZIANA Roma 2006
6) INSIEME NEL MONDO Savona 2006
7) AMICO ROM Lanciano 2006
8) DECATHLON torino 2006
9) IN CERCA DI POESIA Roma 2006
10)OTTAVIO NIPOTI Pavia 2006
11)GRANELLI DI PAROLE Messina 2006
12)CALICANTUS POESIA EDITA LIBRO Messina 2007
SEGNALAZIONI E FINALI

1) POETI DEL LAZIO 2005
2) IL FARO Brindisi 2005
3) POESIE IN CORNICE 2006
4) CALICANTUS Messina 2006
5) POETILANDIA Poeta del mese febbraio 2007
RADIO
Collaboro con RIN prima ed ora con Play Radio come poeta in rima con Stefano Gallarini 2003-2006.
Collaboro con radio flash trasmissione ilbelloelabestia.it roma 2006
Intervista radio flash trasmissione poesia 2005 trasmissione il naufragar m'è dolce

PUBBLICAZIONI 1-Pubblicazione primo libro di poesie intitolato BATTITI PRIMORDIALI Luglio 2005 Raccolta di poesie ed. il Filo
2-Pubblicazione secondo libro di poesie intitolato AMNESIE RIVELATE, giugno 2006 premio della vittoria di concorso I FIORI DI CAMPO 2005 ed I FIORI DI CAMPO Landriano (PV)
ANTOLOGIE
Presente in 69antologie nazionali

COLLABORAZIONE SITI E RIVISTE
redattore siti internet millestorie.it
collaboratore sito fuscapoesia.it
redattore irenesparagna.it
redattore mensile online culturale STRAVAGARIO EMOZIONALE

TV
partecipazione trasmissione POETI E POESIA dic 2005 televita Roma

RIVISTE
poeti e poesia,nomentanum,la voce del nordest romano,ennepilibri poesia in notes,club dei poeti 


 ALCUNE SUE POESIE

dice il tempo

Il motivo della vita
è l'eludere il colore della morte,
beffeggiando in versi.
E' farsi cosmo ,
luce di temporale,
come il giorno che entra
e rovista il fato,
negli armadi dismessi,nelle auto in marcia.
Mille ossessioni mi navigano dentro
e l'orizzonte lungo è avvolto da stracci,
legati tra loro in promesse congiunte,
in un velo di domande perse.
Lustro i miei occhi a sera,
pronto a dissipare gli addii.
Nelle radure arse dai timori,
cosi',
studio le crepe della sabbia,
per cercare le sillabe
al mio senso alla vita.

sagome


Ero in un maggio,
la pioggia non aveva senso.
Avevo un vago desiderio di dissolvermi,
di divenire bianco.
Volevo essere un disegno nato solitario,
una sagoma del corpo,
una carezza in un deserto.
Il cielo grigio
Non aveva volto.
Poi,
subentrava la paura di essere cancellati,
da questa pioggia istintiva,
di perdermi i colori che la chioma
del cielo prometteva.
Prendevo il coraggio che mancava.
Ora la mia figura
È un inchino ai vostri applausi,
si aggrumano gli stati cromatici dei miei sensi,
attorno ad una grandine fuggita,
che ricordo appena.

Adamo ed Eva

Avevo aperti gli occhi,
cercavo di raggiungerti.
Oblio.
Sorretto dagli antidoti di un virus
Di rimpianti.
La mia parola ormai non ha potere.
Sprazzi di pioggia
E di cherubini,
nei giardini labili.
Il veleno è già nell’anima
E il mio silenzio è nenia senza musica per te.
Salvati,
senza rancore,
è il gioco della vita.

Impenetrabile utopia


Invano si avviluppano i fiori
E circondano le spine barricate della tua fantasia.
Invano poi
Si scioglie la rugiada
E penetra
Nelle radici dei tuoi misteri.
Oramai è inverno.
Chiede tregua questa natura di sole e di mare in ritardo.
Ancora un istante di attesa
E quella dolce musica,
oggi profana
tornerà decisa.

Le nostre rive


Alibi migliore
Non esiste.
Tu mare,io pure.
Eppure, ascolto i tuoi sospiri incoraggianti,
solo che non senti.
Vedo di te l’altra metàdi una luna mascherata.
Tu fiore,io pure.
Eppure, sento le tue paure,
solo che non parli.
Sento di te il respiro sommerso di pioggia,
che cristallizza le sponde
del fiume secolare che ci unisce.

Mille figure

Plasmo il tuo viso
Intriso di pioggia,
vaneggia la vita
che gioca alla morte.
La sorte è destino
Perfino di notte.
Condotte alla guerra
Le false promesse,
dismesse da anni
nei luoghi comuni.
Barlumi di lumi
Di vana parvenza,
essenza è la calma
di questa esistenza.
Sbiadita la mente
Ai buoni consigli,
giacigli solcati
da rughe del tempo.
Compianto è il mio amore
Che appare svanire,
lenire il dolore
al ricordo fa male.

IL SUO LIBRO

Libro: Amnesie rivelate
Autore: Sangervasio Antonio
Editore: I Fiori di Campo
Genere: letteratura italiana

Una poesia che manifesta urgenze espressive moderne e d'impatto.
Amnesia, come vuoto di ricordi. Ma anche come bisogno di sapere, riempiendo vuoti di conoscenza, in una costante e precaria ricerca di orme rese invisibili dalla foschia.

"In quei momenti la mia mano diventa un fiume in piena e scrivo, perchè ne sento il bisogno. Gli stati d'animo appaiono e scompaiono, con improvvisa velocità, e lì avverto la necessità di scrivere. E so che questa voglia non mi abbandonerà mai" 


Dipinto dell'esimia Artista Mary Jane Q Cross
CARLO BRAMANTI
Sono nato ad Augusta (SR) il 9 marzo del 1974.Ho un diploma di perito elettrotecnico nel cassetto e una grande passione per la letteratura orientale.
Scrivere è l'unica arma che ho per combattere contro quel nemico invisibile che è in me e che vuol soffocare ogni mio pensiero.
Ho pubblicato nel 2003 una raccolta di haiku intitolata "Prima del tramonto" e a Ottobre del 2006 il libro "I passi della luna".



Una grossa pannocchia

la sua testa
e gli occhi due
punti vividi
che univano il cielo
al mare.
Quel bimbo
mi ha svelato
la sua magia:
"Da oggi, gli uomini
toccheranno più fiori
e meno armi,
e il mondo
sarà migliore".
Sorrido.
Lei mi è accanto:
i suoi occhi
sono l'anima
del silenzio,
semplicemente il mio cielo.
Torna ala
la mia mano
che s'alza, le sfiora
il viso:
nulla, penso, può essere
così radioso,
serico e fragile...
"Solo un petalo",
dice il bimbo dentro di me. 


 Tutto ciò
che resta
del nostro
inquieto vivere
è un pirata
dentro uno specchio
trafitto
dalla sua presunzione.
Ammainate le vele
e alzate le braccia
al cielo.
Al mio occhio buono
non v'è stato tesoro
che abbia brillato
più del mare,
nè amore che abbia
carezzato come il vento.
Ammainate le vele:
le braccia sono ali,
il mare ci culla,
anche senza
amore
Farei
jogging al tramonto
oggi,
sulle rive
del fiume Mersey,
trovando
nelle acque dorate
i nostri profili
vicini,
in un bacio mai dato.
Sentirei il sapore del mare
oggi,
John Lennon
che canta
"Sopra di noi
soltanto il cielo".
Sarei con te
l'astro nascente
accanto a quello
che muore,
conterei le piccole onde
e i miei anni
come fossero
viaggi di un uomo
che non conosco:
saprei renderti
felice
oggi, credimi,
rubando
le ali spiegate
e la brezza
di ignari gabbiani

Il silenzio
a me caro,
non posso lasciarti che quello...
e non confonderlo ti prego
con l'indifferenza,
l'ipocrisia
o la superbia
di tutti
e d' ogni giorno...
A me mancano le parole,
sono mancate sempre
ma il mio, ti giuro
mentre mordo la polvere,
è amore.


 addio mamma

Le ho toccato il viso


Ho toccato quel sorriso gelido.... sembrava serena; ho un unico sogno ora: raggiungerla.

Mi piace
questa stanchezza,
questo fluire
lento delle cose,
questa pace
che fa dolce
l'idea temuta
del viaggio.
Mi piace pensare
d'esser solo,
nella pienezza
del mio animo
-tra rose e latrati-
su vie che Dio
mai ha illuminato.
Sogno di non aver
bisogno di gridare,
non più,
d'esser tra le sue braccia
-il mio corpo
si fa culla,
estasi,
e a un passo, la falce
non ha ombra.

Sotto il cielo illune,
scosto la stoffa
del cappuccio
e, in quel buio
che temo,
c'è mia madre.
Mi sorride.
L'aria è gelida,
i rami bruni e spogli.
Attorno
non v'è che quiete



il mandorlo
è in odore
di nuovi petali,
foglie curiose
vi girano
attorno.
per te
c'è il mio braccio,
ed è per sempre:
niente può
scalfirlo quando
ti appoggi,
e ridi.
ogni passo
una conquista,
da fare assieme.

tranquilla,
un peso tu
non lo sarai mai:
anche oggi i tuoi occhi fari
nella notte incessante
dei miei,
non scordarlo,
come io
non scordo
le tue mani
-rose bianche aperte-
e l'alba,
che mi scoprì
a imperlarle.
 
Giù, con le maniche
fino a coprire dita gelide,
tornai nel buio.
Il male ruggiva
dietro un angolo
già incontrato.
Come un tuono
dal cielo il tuo saluto,
venne a cogliermi
senza chiedere nulla.
Dio c'era.
La via era deserta,
come se Lui
volesse udire
ogni nostra speranza.
Passeggiammo vicini
a un passo dall'immondizia,
per una volta
senza sentirne
l'odore;
c'erano i resti
del mercato,
anguste finestre
di case diroccate,
riaperte alla vita
di timidi sogni.
In una di queste
ci sporgemmo,
mentre una nave
-scintillante e lontana-
lasciava il porto.
Su quelle rovine,
quegli stracci corrotti
e freddi,
sentimmo il calore
di casa nostra.
 ©
Carlo Bramanti

 
 
Haiku

La mia barba
Gesù guarda sereno
dal libro tolto. 
 Sorridimi

Una lacrima di gioia
tra i tuoi seni nivei
questo sarò

e non dovrò scrivere
più niente
in una cesta
di nuvole
non servirà

Radioso ruscello
sul respiro
amato
sarò il peccato
la purezza, l'abbandono
Sorridimi
posami sul palmo metà
del tuo sogno
Dalle mie labbra lo riavrai
per intero

Poeta
Mentre grandi uomini
si sfidano
a fare grandi cose,
io mi sdraio
nell'auto,
sopra la cacca
d'un piccione,
e guardo
la schiena di mio padre,
curva ai mandorli
e al verde
della Primavera.
Il cellulare non vibra
e il cane, dalla veranda, mi guarda.
Dall'alto della sua vecchiaia
muove la sua nera coda
perchè ormai non sa fare altro,
dicono:
io lo guardo,
guardo il mondo,
e non ho coda...
e mi rattrista
il pelo bianco
sul mento,
come quest'inerzia
che mi fa poeta.

  © Carlo Bramanti      

Dipinto dell'Artista Yutaka Kagaya
  
Mi chiamo Carmelo Caldone, sono nato nel 1958 a Grottole, un paese a 30 km
da Matera. All'età di 7 anni con la mia famiglia mi sono trasferito a
Fagnano Olona, paese a cui devo molto sia per l'accoglienza che ha saputo
dare a me e ai miei cari, sia per l'apporto che mi ha dato per la mia
formazione poetica.
Ho cominciato a scrivere poesie all'età di 11 anni, le mie primissime
composizioni trattavano i temi dell'immigrazione e del distacco dalla terra
natale.
Dopo averle tenute per molti anni chiuse in un cassetto, nel 2004 decisi di
mostrarle alle Associazioni Culturali Salvatore Orrù e Prospetta, le quali
mi proposero di pubblicarle in una raccolta. Io accettai con entusiasmo e da
lì nacque il mio primo libro: "Mia Terra Addio".
Visto il successo riscontrato, decisi nel 2006 di pubblicare un secondo
libro, e in aprile uscì la raccolta "Fuggire Dalla Tua Bellezza", edito
dalla casa editrice Montedit di Milano. In questo libro ho inserito poesie d'amore
e di profonda riflessione sui temi dell'interiorità dell'animo umano.
Sulle ali dell'entusuasmo decisi di partecipare a vari concorsi poetici, e
con grande sorpresa, lo stesso anno vinsi il primo premio al concorso "Una
poesia per." di Fagnano Olona, successo bissato l'anno successivo.
Negli anni successivi, ho ricevuto altri significativi riconoscimenti in
concorsi a livello nazionale: ad esempio nel 2006 e nel 2007 mi sono
classificato al terzo posto al concorso letterario "La Clessidra" di Terni.
Sempre nel 2006 l'intero libro è stato premiato tra i finalisti del concorso
di Genova-Recco.
Tra gli altri riconoscimenti segnalo il terzo posto al concorso
internazionale di poetica "La Casa Dell'Amico" di Varese in ottobre 2007.
Sono stato anche invitato ad alcune serate di poesia, dove ho recitato e
discusso con il pubblico delle mie opere e della poesia in generale. Ricordo
in particolare l'incontro ad Arese ospite dell'Associazione Culturale "Le
Groane" e del suo direttore artistico Hugo Esposito, e quella a Ternate
durante una manifestazione lucana.
I miei libri si possono trovare presso numerose biblioteche, tra cui quella
di Tricarico, paese natale del maestro poeta nonché uomo di grande impegno
Rocco Scotellaro.
Faccio parte dell'Associazione Culturare "Le Formiche" di Gallarare, dove il
presidente Carlo Bonomi mi ha accolto con grande entusiasmo.


LE SUE POESIE

 Bimba felice

Quando per gioco
lanciavamo i sassi nel fiume,
tu stupita guardavi
il cerchio nell’acqua crearsi…

Il tonfo sordo del sasso
non volevi udirlo
perché come tua svanita chimera
s’affondava…

L’acqua limacciosa cancellò
quel breve aperto disegno di un cuore
e tu quasi in pianto
mi poggiavi la dolce testolina al petto…

Oh quei cari luoghi dei sogni
giammai vorrò che il tempo li tramuti,
perché ancora in essi voglio ritrovare
l’orma dove tu eri…

Eri bimba felice
con lussureggianti ninnoli al collo
e con vesti color tenui
di un sole all’alba…

Eri bimba felice
senza di un inganno provato
né stranita di amori
ma io di quel miglior fiore
non ne seppi apprezzar valori
che solo ora,ormai tardi,
nell’inquietudine degli anni miei…

La ragazza abbandonata

Nel volo di un passero
scorgo il tuo anelito di libertà,
esso vola a sfiorare
le possenti mura…

Flebile voce nell’immenso
eri inascoltata passione,
alata speranza di frulli di sogni,
spento ardore
nelle gelate mattine
quando si risvegliano campane…

O pupilla ferita
nella palpebra addormentata
tu dormi nelle cullate sere
e ti risvegli al dolce
soffiar del vento,
tu porti nel tormentato cuore
ancora quel bacio spezzato.

Rimani un fuoco senza fiamma
una pioggia senz’acqua
un mare senza onde,
rimani un amore sognato
o una stella lontana…


 Nevica sul mare

M’appare
questo cadere d’anime bianche
e lontane…

Nevica sul mare…!

Sono quelle anime che mi amarono
e che ora liquefatte
tra le acque tumultuose
mi gridano ancora:
-Dove sei?
Che fai…Chi ami?-

Ed io qui su questa sponda
sento l’istante
che mi cancella
come cosa già passata
o come vago raggio perduto
d’un sole destinato a spegnersi…

Nevica sul mare amore mio,
dove sei?
…Dove sono?

Cerchiamoci ancora
per non lasciare al crudele nulla
questo enorme respiro d’amore…

Il sogno

Sul pendolo del tempo
la vita oscilla
coi suoi brandelli d’amore
graffiati da inganni,promesse
e finalità assurde…

Ma ogni strada avrà il dissapore
di un solitario cammino
o l’estasi finita di un incontro,
ogni finestra sul palco della notte
avrà la fumosa spoglia del sogno
in una luce che tarderà a morire…!


Il mondo in qualche suo anfratto
fermenta insane ribellioni,
chiede pegno alle tenere vite
come un potente irriguardoso
che non ascolta nessun pianto!

E le nostre mani
i nostri volti alla cieca
cercheranno nelle trincee del buio
quel principe dal bacio
che non lascia mai l’amaro
né virtù d’amore che si frantumano…!

Silenzio…silenzio…vi prego!
Or mi dorme una bambina
fra queste mille grida notturne…!


Confessione d’Amore


Ti confesserò il mio amore
prima che il signore dell’estremo addio
affili le sue lame.

Non ti dirò parole d’amore
che possano compiacerti,
ma adagiato su un talamo
ornato di rose bianche
ti chiederò solamente
d’esser accarezzato…!

Null’altro mi preme
quando mi raggiungi nel profondo
e mi doni i tuoi battiti di vita
come rintocchi delle mie ore.

Nessuna ribellione nell’animo avrò
ma il mio cercato tacere
per urlarti quanto t’amo!
Per compiacerti sarò la tua felicità
il tuo sorriso
la tua speranza
o il falco senza dimora…
Carmelo Caldone
© Copyright 2008. Tutti i diritti riservati


  I Suoi Libri
 


Opera dell'Artista Sal Messina


Felice Serino

Alcune Sue Poesie

L’ombra 

negativo di me mio vuoto 
in proiezione mi copia con inediti 
profili tagliati nella luce – se dal 
di fuori la spiassi mi direi sono 
io quello? 
pulviscolare ha i contorni 
del sogno e i suoi fòsfeni 
si spezzetta se riflessa inafferrabile 
fantoccio mi diventa 
pure mio vuoto mia metà 
che estinta con l’ultima sua luce 
rientrerà nel corpo-contenitore 
unificata con la terra – senza un grido 
tutt’uno con la morte – 
senza perché – solo ombra 

Ha memoria il mare 

1. la forma del vento disegnano 
rami contorti 
voli 
di gabbiani ubriachi di luce 
a pelo d’acqua decifrano tra 
auree increspature le vene del mare 
2. interroghi sortilegi nella 
vastità di te solo 
ti aspetti giungano da un dove 
messaggi in bottiglia un nome un grido 
ha memoria il mare 
scatole nere sepolte nel cuore 
dove la storia 
ha un sangue e una voce. 
Spaesano le ore del cuore 
i primi turbamenti i morsi 
dell’amore – luce 
d’infanzia come sogno scolora 
dove l’orizzonte taglia il cielo 
spaesano le ore del cuore 
nel giorno alto 

Gioco di specchi 

l’ambiguità è forse nel sogno 
mentre vivi e ti cammina a lato 
un altro te – insospettato 
allora è sogno la vita? o 
riflesso copia sbiadita o 
gioco di specchi in cui 
ti chiami e ti perdi… 

Stanze 

[ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero, di Flavio Emer] 

io pensiero dilatato 
a spolverare le stanze dell’oblio 
sulle pareti la memoria 
ancestrale 
metteva in luce emozioni dipinte 
su volti che furono me 
rifluiva dai bui corridoi 
degli anni il vissuto 
a imbuto 
mi perdevo come in sogno 
nell’abbraccio di quelle figure che 
accendevano il mio sangue 

Nell’abbraccio del mistero 

terebrante luce: intima 
ferita celeste 

(la sfiorano 
le balsamiche dita 
di Amore) 
nell’abbraccio del mistero 
farsi trasparenza 
espansa 
percezione di sensi
© FELICE SERINO 


 Diana Moscatelli

Alcune Sue Poesie
  
 Nebbia

C'è solo un po' di nebbia che ti copre,
e rende confusi i tuoi contorni,
il nome ho percepito, solamente,
sentito sussurrare a fior di labbra
o cantare da cori, a piena voce,
ripetuto in mille e più ostinati
da pure sensazioni scaturiti.
So che ti chiami Amore ma null'altro
ho potuto conoscere di te!
Di che colore sono gli occhi tuoi?
E le tue mani sanno accarezzare?
E il tuo sorriso sciogliere i legacci
di tutti i dubbi e delle mie paure
che sporcano dell'anima il candore
e uccidono la voglia di sognare?
Il tuo respiro suscita la vita
così come la genesi del tempo?
E tu, che della genesi sei figlio
e possiedi il suggello dell'eterno
prendi un raggio di sole e sfa la nebbia
ch'io ti possa, alfine, ravvisare
e poi, oltre la vita, senza corpo,
ma solo fiocco d'aria trasparente,
ritrovare la vita accanto a te.  

 
Come scialle andaluso

Il tepore dei pensieri
m'avvolge
come scialle andaluso
le donne di Siviglia
nelle gelide notti di flamenco.
S'acquieta, allor, nell'anima
il freddo turbinio dei sogni morti,
sconfigge le paure
il desiderio di sognare ancora
e, ignaro, nel tuo andare quotidiano
prendi sembianze vive
e stai con me.
Non chiede corpo
il mondo delle favole.
Non è peccato
un tramonto sul mare
nell'infinito abbraccio della fantasia.
Non vuole il tempo
il conto delle rughe,
crepe da cuore a pelle,
imprigionate
negli sguardi implacabili dei sensi.
Resta con me
finchè verrà mattino.
Come scialle andaluso
conservato con cura
al tacer della musica gitana,
ripongo anch'io,
il dolce calore delle mie illusioni,
nel cassettone della realta.
E tu,
ignaro,
sarai,
nel tuo andare quotidiano.
 Momenti

Momenti,
noleggio di speranza,
che vivono d’incanto
nell’indecisione del tempo non compiuto
a consegnar risposte.

Momenti,
preziosi gioielli
a ornare la mia pelle
che sa troppo di te, nell’ondeggiare
del mio continuare a crederti.

Momenti,
fiori di prato
ancora senza cogliere
nel cuore che aspetta le tue mani
petali a farne, per le lacrime.

Momenti,
immobilità d’aria
e di pensiero a non dare l’onore
alla certezza, padrona dei tuoi occhi,
sfuggenti su di me.

E poi tutto sarà compiuto
nel correre del tempo senza te.

 
Parlami


Parlami
coi palpiti del cuore
lievi carezze a smuovere
la pietra del sepolcro dei miei sogni,
come l’angelo fece con Gesù.
L’Eterna verità raggiunse il cielo
nel fulgore del coro cherubino,
con un canto di petali di rosa
il creder mio dischiudi alla fiducia.

Parlami
col sereno respiro del silenzio
da pesantezza di livori scevro
a dare alla mia anima il suo cielo
di stelle e l’argento della luna.
Senza parole di ragione filtro
non temerò menzogne da assorbire
ingannevoli promesse da accettare.
Saremo solo attimo eterno dell’Amore.

Parlami
coi fremiti di pelle
ti risponderò con la stessa verità.

 E tornerà il tempo del sorriso!

Mi farò fiore allora
che coglierai tra i fiori
-vellutato lambire
d'amorevoli dita!-
o diverrò tormento
ad annebbiarti il cuore,
-delizioso bruciare
d'un amore ch'è vita!-
Mi troverai falena
posata sulla lampada che illumina il tuo scrivere,
sogno traslato in versi
a sfidare il destino
e con un volo appena
ti sfiorerò la fronte, umana protezione a celare il divino,
tocco simile a un bacio
a incontrarti i pensieri
per dare fondamento ai dubbi del mio ieri.
E tornerà il tempo del sorriso.
E' dello spirito privo della scorza
confondersi col Tutto,
conoscere e vedere,
sapere, assaporare.
Sarà così ancora del mio spirito
spogliato della scorza,
slacciare le paure,
disfarsi delle lacrime
ritrovarti, parlarti
con qull'Amore grande che non ha più confini,
rifiuti, discrepanze,
contrasti, sofferenze,
sarà solo pensiero
bellezza, verità.
E tornerà il tempo del sorriso.
Finalmente!

I biancospini

Sono tornata
nel viale dei biancospini.
Sono tornata
degli anni adolescenti
a cercare le impronte
ora che i miei piedi,
troppo stanchi
per calcare
prati di sogni e di lusinghe,
non ne lasciano più.
Nuvole bianche
allora,
mucchio di fiori verso il cielo,
i biancospini,
primavera,
mia,
stagione di speranza,
mistificatrice,
ti mise già d'allora nel mio cuore,
cattiva,
nell'idea evanescente
dell'amore,
sapeva e mentiva.
Sono tornata.
Cupi, silenti e tristi
i biancospini,
inverno,
ora,
li ha spogliati dei fiori,
inverno,
ora
m'ha spogliata di te.
Giaciglio, la terra,
addormentarmi come i biancospini
e com'essi nei fiori,
sopito il male,
poter tornare alla mia primavera.
Eterna!
© Diana Moscatelli