Daniel Dominique

Daniel Dominque. Il Poeta dalla Penna di Cielo.
Seguace di Chiara Lubich
Note Biografiche

Sono convinto che dare un senso d’amore ai propri atti, alle proprie scelte, per quanto piccole, sia la via privilegiata per dar compimento all’anelito più intimo della vita di ogni individuo: che cioè il più piccolo dei gesti non cada e rimanga.
Daniel Dominique è il mio pseudonimo ed è legato ad un incontro molto caro.
Mi sono accostato alla scrittura fin da bambino per un gusto e una propensione recepiti dai miei genitori insegnanti; con gli anni, scrivere è divenuto l’unico mezzo per comunicare in profondità quanto è consustanziale al mio mondo interiore: l’unico mezzo per dimenticare, ricordare, appropriarmi più saldamente del mio vissuto.
Lungo il cammino ferite e guarigioni, approdi e superamenti, mi hanno schiuso sempre più alla Poesia come a quel soffio di luce che rischiara il cuore delle cose ove nulla è insignificante o superfluo.


Dipinto dell'esimio Artista Franz Dvorak (1862 – 1927

 Pomeriggio di maggio (alla Vergine)

Musica del vento
batter di foglie e steli
ai chiari spazi sonori
d’ombre e riverberi
armonia di forze che cedono
e si contrappongono appassionatamente -
fragoroso silenzio di vita…
Teneri fiori nella frescura avvampano
di chiare fontane ove l’acqua ricadendo in più punti
negli ovali di pietra si fa Parola e del suo mite discorso
nulla di sensato giunge all’estraneo
dall’inviolato giardino.
Qui fra bianche rocce riposa il mio cuore.
Non mi chiedo dove sei,
quanto ancora al nostro abbraccio.
Colmo d’infinito alita il tempo
e tra le pause del respiro e rose odorose
trattiene il suo passo.
Ma non per la rosa né per la viola sostano
stupite le ore accanto a me.
Come profumo che trabocca, raggio che risuona,
Tu sei qui nell’attimo che perdura.


Ventidue maggio

Una campana risuona nella valle
a tratti dalla brezza effusa.
Un’altra si desta e lieta da lontano l’incalza
un’altra ancora, ampia e chiara,
a distesa le fa eco.
Mi fermo, dall’ineffabile richiamo attratto:
quale gioia, quale morte,
fra le volte sonore dei rintocchi.
Incisi il tuo nome in terra sacra
prima ancora che altrove
si spargesse la notizia.
Le campane, che sempre muove
lo Spirito, con voce più profonda
mi portarono l’annuncio.
Meravigliarmi forse dovrebbe
che ora un sole abbagliante prodigano
i campi roridi d’acqua?
Contemplo d’intorno la vita, che solo prima
un temporale attutì e disperse,
ravvivarsi come per incanto
allegra, irriducibile: la vita,
che ogni volta da un piegarsi nella sera
trae nuovi inizi d’alba.
Meravigliarti forse dovrebbe
che ora un pianto celo nel sorriso?

In terra sacra quel giorno ho inciso
il tuo nome accanto ad altri più antichi
in silenzio e con mano tremante:
ma tu dormi tranquillo, amico mio,
non è il mio cuore abitato
da assenze – vie lo trapassano,
lastricate d’eterno. 

 La Consegna

Hai mai teso l’orecchio
nella notte ad origliare
fin nel più segreto dei tuoi battiti
l’istante in cui Eternità irrompe?
Con che meraviglia, allora,
ti toccheresti il viso…
Un giorno illimitato sorge
quando ciò che ti pervade a un tratto
come campana festiva ti desta
e una profondità d’azzurro imprime
perenne nell’anima cava e dilatata.
Cosa vive in te che ti travalica?
Quale suono, quale profumo,
quale volo o nome? Speranza, amore, dio?
Invano tenterai di serrare le palpebre per trattenere
la ferita di luce che dal tuo centro erompe:
più viva traboccherà nel bagliore di un sorriso.

Non chiederti perché: la fronda nel vento laggiù
e la penna sul tavolo accanto, questa mano tesa
dal passato che immemorabile si sporge e te stesso
siano ora la medesima cosa:
tutto in uno, tutto indicibilmente uno!
Non chiederti perché, serba cara
quest’ora estiva per gli inverni che verranno.
E ora che sai: alzati, cammina,
i mattini ti attendono, e notti, nubi
senza cielo e senza luce simili a volti,
- dei volti soprattutto abbi cura -
 

e ricordati del chicco di grano.
Dipinto dell'Artista James Christensen 
  Amore
Esiste un vento nel vento
che non s’ode,
esiste una brezza impalpabile e soave
che s’insinua nelle fratture dei destini,
e non spezza la canna infranta
e non smorza il lucignolo vacillante.
 Tramonto 
Soggiogato dal Visibile
infinite volte morii
prima che T’incontrassi.
Ora muoio per ciò che non vedo
e vivo, libero,
del Tuo più intimo sorriso.

© Daniel Dominique