Lisbon


 Dipinto dell'esimio Artista David Jermann

La mia eterna amicizia,Poeta infelice!
Nell'Olimpo vivi la Pace tra le Braccia dell'Amore che non punisce.
Eleonora R. G.





ALCUNI SUOI SCRITTI
Nascosto nel sonno di mio padre (Scusate il tedio che potrà dare questo pezzo di diario, scritto a 13 anni, mentre fuggivo da mio padre)
16/09/2003


Il Mago di Ieri
(08/05/1994)

Non ho paura di rimanere in silenzio.
Lui è mio amico ora, unico compagno di questa mia solitudine, unico fratello in questo buio.
Devo rimanere nascosto, ho fatto qualcosa di male e qualcuno è venuto a punirmi.
Il mago di ieri non c’è più, non fa più magie per farmi ridere.
Ora muove le mani e mi fa piangere, ma questo buio adesso non mi fa paura.
Non ho paura del buio come gli altri.
Il buio è mio amico, mi nasconde alla luce, mi protegge da chi vorrebbe colpirmi.
E’ colpa mia se il computer oggi non funziona: avrò pugni, offese, calci.
Mi ricorderò di non toccarlo quando avrò la mia giusta lezione.
Sento il mago di ieri cercarmi, ma la mamma mi ha aiutato ad andare via.
Lui è venuto a dormire proprio qui sopra.
La mia paura cresce, la mia ansia mi taglia il fiato, ma lui non deve sapere che sono qui; meglio dormire: chiudo gli occhi.. poi vedremo.
Spero di non russare, potrebbe scoprirmi. La mamma mi ha aiutato ancora una volta, dice che vuole che il mago vada via per sempre. La mamma mi difende anche se non ho mangiato i peperoni.
Lei ora piange, ha litigato con lui.. è colpa mia, sono io la causa di tutto questo.
Lei domani dirà che io non c’entro niente, ma ora sta male.
E’ colpa mia tutto quello che succede. Il mago di ieri dice - Sei un fallimento! Uno schifo! Ti odio! Sei una femminuccia sai solo scrivere. E’ la matematica quello che conta! -
Magari quel mago ha ragione. Lui sa tutto, lui conosce come vanno le cose.
Ora voglio dormire e sognare.
Sognare di un mago che ricordi ancora il suo numero migliore:
essere mio padre.


Saturno (A mio padre)
11/10/2003

Vecchio Saturno Assassino,
Divoratore delle tue carni,
Il tuo impero è caduto,
nel buio supremo della tua follia.

Rea ti ha tradito,
e Gea predisse il futuro,
ora sei Re, Dio di nulla,
schiavo del tuo crudo destino.

Giove siede sul posto
ancora caldo del tuo potere,
Tu sconfitto dalla capra Amaltea,
più che da un figlio coraggioso.

Il Tuo corpo odora ancora,
del sangue dei tuoi figli,
uccisi e mangiati per paura,
di essere nulla tra gli Dei.

E domani piangerai il Destino,
Crudele per il tuo vecchio orgoglio,
di Folle Dio cannibale di Te stesso,
Sconfitto dal Tuo stesso seme.

E tu! Padre snaturato del vuoto,
quanto diversa pensi sia la tua vita,
invidiosa e cannibale di tuo figlio,
falsa e arida di sentimenti come la morte?


La culla
18/08/2003
di Lisbon

Cullerò il mio suicidio come una donna culla il proprio bambino
o forse non proprio un poco di più e giusto qualcosa di meno.
Cullerò il mio suicidio come una mamma cullerebbe il suo unico figlio morto,
sul ventre ancora caldo dalle fatiche di un parto.
Non mi si dica folle, non mi si dica stoico quando io, soltanto io,
deciderò con la volontà di fermare l’involontarietà del battito del mio cuore.
Ecce homo davanti gli occhi della morte sono io che l’abbraccerò non lei che mi troverà.
Battuto il tempo, stordirò l’ultimo rintocco della campana,
io, soltanto io, assalterò il vento per sfidarlo
ed io, soltanto io, nel mio effimero volo troverò libertà.
Io, soltanto io, condannato a morte come chiunque altro dei miei simili fin dalla nascita,
deciderò il posto, l’ora, e la culla per il mio unico tentativo di passare
tra i suicidati.
Non voglio una vita da suicida,
ma una morte da suicidato,
deciderò la culla
deciderò il tempo
deciderò io,
la morte, la vita, e il silenzio eterno che mi accompagnerà.


Poesia utile per un addio
19/10/2004
di Lisbon

Stai ascoltanto i miei lamenti
In FM,
frequenza distorta
di un amore ritardatario
e insufficiente
all’appuntamento con le emozioni.

I tuoi passi risuonano ancora
della pioggia dell’ultima notte:
lacrime asciutte
per un silenzio trasmesso
in mondovisione
dal circuito chiuso
dei nostri abbracci.

Sul mio viso
(sto abbassando gli occhi al suolo)
inseguo movimenti teatrali
(giro la testa verso il vuoto)
scolpiti su un copione:
(allungo le braccia verso un sogno)
poesia utile per un addio.


Il sassolino, il bambino e le stelle cadenti (Poesia di un abbandono)
06/09/2003

Ho visto un bambino cieco sulla riva di un fiume
mi ha detto di averti visto attraversare il bosco
L’ho visto sfogliare una margherita appassita
mentre contava i sassolini luminosi del cielo.

Di colpo ha digrignato il visto e stretto i pugni
ha urlato il suo dolore ed io non l’ho capito
l’ho visto diventare vento informe al sole
mentre contavo e sfogliavo girasoli appassiti.

Quel bimbo ora dice, prendi, indicandomi una stella
io domando cosa egli nasconda nell’altra mano
Lui mi dice d’aver visto quel che nascondo io
io dico di non aver niente dietro i miei silenzi

Ho visto un bambino cieco contare i suoi dolori
contare sassolini e gettarli come stelle cadenti
diceva d’averti visto nell’ultima primavera
in un maggio strano senza fiori.

E fiori non ce n’erano mancavan nastri azzurri
quel bambino ha detto d’averti visto contare sassolini
ha detto d’averti sentito prenderne uno e gettarlo via
il bimbo cieco ha detto d’averti visto fuggire.

Ho visto un bambino cieco e ora chiedo qual è il suo vento
ora guarda il sole e stringe i denti fermando l’aria
mi indica la luna e stringe il pianto tra le mani
poi mi dona un sassolino e dice questa è la mia vita.


L’equilibrista del circo dei matti
07/09/2003

L’aria mi sta accarezzando la faccia
tendo le braccia verso il futuro
non vedo niente non sento il vuoto
al di là del tendone posso vedere le stelle.

La gente mi chiede se sono invincibile
ed io rispondo su un filo di lana.
Ma oggi son stanco oggi son uomo
non ho voglia di danzare su falsi pensieri.

Mi guarderete planare a terra
cadere nella rete d’un amore infinito
vedrete quest’uomo straziar gli equilibri
distruggere gli occhi verso il passato.

Ed oggi mi prendo il mio filo dorato
lo lego stretto intorno alla vita
in equilibrio starò sulla morte
giocando con lei un gioco proibito.

Dipinto dell'esimio Artista David Jermann
 
La voce del marinaio (Speranza d’un naufragio)
17/09/2003

Qualcuno ha detto che il sole non sorgerà più
ed un altro ha sospirato perchè notte sarà in eterno
C’è una mano oltre la stanza ed un cuore sulla riva
c’è un silenzio che muore al buio della stiva.

Signor Capitano qui non va mica tutto bene
ho le ossa rotte e le piaghe nelle vene
E vorrei fuggire via ma qui c’è solo mare
Per me sarebbe dolce persino naufragare.

Potrei veder la terra al di là di questa luna
e scucire i miei bottoni troppo stretti sulla vita
Costruir sogni di sabbia sulla riva di un cielo
Farmi trainare dalla vela d’un mistero.

Signor Capitano ma io, che le parlo a fare
Domani noi saremo, sempre su questo mare
A questo peschereccio abbiamo abboccato in tanti
e siamo più di mille, stretti e sporchi come denti.

Domani è un altro giorno e spero di naufragare
per conoscere la terra e guardar distante il mare
Perchè qui sopra io, non ho mai visto l’amore
Sento solo il silenzio che in eterno si fa ... Rumore


ICARUS
19/09/2003

Ristagno al conforto della mia solitudine
Rubo i pensieri ad un cielo di paglia
Che si infiamma di notte e arde di giorno
Con il braciere incantato del mio sogno malato:

All’aquila, rubo con il vento il segreto del volo
Clono con grazia le sue possenti ali di piuma
Non è più cera il mio cuore quest’oggi
Geometrie di libertà avran le mie braccia domani

C’è una dama nel cielo prigioniera del sole
V’è una donna a mezz’aria ad attendere il grano
C’è un uomo ancorato alla terra come al sogno
V’è un bambino che vola al di là delle nubi.

Verso il cielo in alto volo.. respirando vento
Rimiro ad occhi chiusi l’impronta del mio passo
Fluido azzurro da qui, le vene della terra
Diamanti dal sole, i riflessi di cristalli.

Scovo la dama tra mille raggi di sogni
Non sa libertà nè conosce le stelle
Ignora la vita ripudia il mio volo
Le donerò piume le svelerò il segreto.

Vita eterna al tuo cuore Soave Regina!
Urlo cadendo dalle stelle del mio cuore
Vorticando nell’occhio del silenzio del cielo
Afferrando le nubi composte d’astratto.

La donna m’afferra ed ha cuore d’argento
L’animo freddo del tempo che vola
Mi prende per mano ma ha dita d’argilla
- In Eterno - mi dice - Sarà il nostro amore.


Cecilia
26/09/2003

Cecilia..
hai smesso di giocare con la tua infanzia vestita di sposa
rinchiusa in un cilindro magico di vene tagliate da lame di seta.

E ora dicono che sei scappata via lontano
Ma senza gambe come hai fatto
Se il terreno era fango
Ed i tuoi occhi cenere?

E poi l’hai visto il freddo
E sai chi ti inseguiva nel bosco
Scuro e nero come la notte
Rinchiuso e perso nei suoi giorni.


Cecilia…
Le tue bambole senza testa
Hanno unghie tagliate e smalto di more

I tuoi guanciali sono qui sul tuo letto di piume
E le impronte dei tuoi passi
sono sogni sul pavimento gelido
ritmi cadenzati d’una danza leggera


Nel vento ho sentito il tuo respiro
Cecilia l’hai vista la luna cadere?
La tua mano raccoglie una stella ferita..
I tuoi piedi calpestano ancora la vita.


Il Mio Nome è Eternità
21/12/2003

Parlami ora che il passo s’arresta
Narrami la storia del tuo nome antico
Rosa di campo d’un mondo selvaggio
Denutrito di sole e di pioggia di luce.

-Il Mio Nome è Eternità -
Vado nella terra del remoto silenzio
Vengo dal mare che sull’onda s’infrange
Decantando l’immenso per estensione.

Danzami ora che la voce mi sfugge
Muovi le dita che il cuore mi finge
Plasmami graffi con le tenere spine
Inarcandoti spirale sulla mia pelle.

-Il Mio Nome è Eternità-
I miei petali svaniscono nella tua polvere
Fuggo nell’ombra di una luce silente
Mentre lacrime echeggiano pianti amari.

Sulle sponde di questo fiume di rose
Che diede alla vita questa vita smagrita
Divengo polline per volere del vento
Fragile stelo che s’aggrappa al ricordo.

-Il Mio Nome è Eternità-
A te non concedo alcuna salvezza
Perchè Io già nulla divenni
In questo presente che sa di passato.

Nella notte già amica mi lasci la terra
Stretta e ferita tra ossa di argilla
Che reggono questi miei occhi di speme:
Narrami ora del tuo vento maestro.

-Il Mio Nome è Eternità-
Quel che lasciai al mio passaggio
Fu testimone d’un’altra vita
Graffiata dai dadi d’un beffardo destino.

Piango di te ora che il passo mi cade
Ginocchia si chinano al tuo sostare
Da Eterne stagioni in questa pianura:
sussurrami ora il tuo scaltro segreto.

-Il Mio Nome è Eternità-
Fuggo la terra che conobbe l’immenso
Eclissando le lune che muoiono ancora
In questi ricordi d’eterna mia vita.

-Il Mio Nome è Eternità-


La Ballata degli Ubriachi.
03/12/2003

Uccidi parole di mnemonici credi
Ubriacando il silenzio di mille rituali
Che portan la mano ancora alla bocca
Per riempire la testa dei fumi dell’alcool.

Danzi la notte ubriacando le stelle
Che girano in circolo dinanzi i tuoi occhi
La testa è una sfera che insegue la luna
Cercando il segreto di cosmi di luce.

Sprezzante lo sguardo miri a chi crede
D’ironizzare la vita dinanzi questo teatro
Perchè disumano costruisci sorrisi
Sui volti balordi di imbellettati signori.

Io ti capisco mio ignaro Fratello!
Perché della scena son stato l’attore
Poiché anch’io ubriaco affogai le chimere
Versando il mio Bacco dentro un bicchiere.

Con la mia vita ridotta a circo di strada
Guardavo i bambini indicarmi col dito
Seguire con gli occhi i miei passi sgraziati
Mentre il sorriso rigava loro le gote.

Questo Padre infedele ha lasciato i suoi figli
A marcire nel vento sotto il peso del mondo!
E noi che guardiamo con occhi arrossati
Ci sentiamo perduti poiché abbandonati!

Dalla vita noi siamo avvelenati nel cuore
Aspettando l’aurora di un giorno disperso
A contare tristezze in punta di piedi
Inchinandoci ancora in questo teatrino.

Mentre un sole ghiacciato ci brucia le ossa
Illusione straziamo riempendo il bicchiere
Chè di questa vita capimmo l’inganno
Per morire siam nati per bere sognamo...


In morte dei bambini che muoiono nel mondo
22/11/2003
Prendimi madre il volto graffiato
Dal vento reciso, dalla sabbia ferito
Straziato da mani sporche e sudate
Che rose non seppero cogliere mai.

Prendimi madre cullami ancora!

Un tempo ero vento e ora sono caduto
Aquiloni son state le mie mani di seta
Cotone di pioppo i miei balzi mortali
Il mio cuore già brucia di nuovo dolore.

Prendimi madre cullami ancora!

La fronte mia arde ed è subito notte
Io le stelle non vedo e perdo la luna,
Il feto che dolce nutristi d’amore
Fu vento d’autunno e foglia cadente.

Prendimi madre cullami ancora!

Signora che il sorriso mai mi negasti
L’abbraccio regalami che tiene la vita
Ancorata alla terra di stelle di pane
Che calpesto ingoiando passi a fatica.

Prendimi madre cullami ancora!

In giardino il ciliegio fiorisce di vita
Ma muore l’ossigeno nella mia bocca
Inerme sospiro alla tua dolce carezza
Fui cristallo di neve e oggi muoio nel sole.

Prendimi madre la culla è svanita!


Lacrime di cristallo
23/10/2003

Arde la candela nella notte
Dona luce come la tua vita
A questi occhi persi e vuoti
Nelle tenebre dell’incubo.

Vorrei assorbire il tuo male
Estirpare la radice malata
Amputando la mano di chi
Maledii il tuo seno in fiore.

I tuoi occhi piangenti sono
Lame di cristallo affilato
Che graffiano l’esistenza
Di quest’uomo impotente.

Vorrei essere e scaldare
Le tue buie paure gelide
Per rendermi uomo giusto
In questa coltre di nebbia.

Sono lì e non mi vedi
Sorseggio il tuo respiro
Carezzi i tuoi capelli
Infiniti come il mare.