Giorgio Giovanni Lai


...Dio esiste ed è là, alla portata della nostra limitata capacità di capire ..... l'amor che muove il sole e l'altre stelle.
(Giorgio Giovanni Lai)

Dipinto dell'esimio Artista Joseph Brickey

A G I O R G I O
 
Come si fa, chiedevi,
a ricucire in ritmi le emozioni
così lievi
che le mani le possono sciupare?
E da dove raccogliere canzoni
per poterle fissare
sopra di un rigo ove stiano adagiate?

Non si afferrano, Giorgio, aspetti solo
che siano loro a venirti a trovare.
Sono sinuoso vento,
sono il volo
di ali che tu osservi e non possiedi;
stai lì attento
a raccogliere il fremito insondabile
che ti regalano,
stando in punta di piedi.
Sono soffio leggero; vedi, scalano
senza fatica i picchi, e tu ti appigli
al lor passare.

Passano via, su in alto, oltre l’immaginabile,
là trascinando anche la dissolvenza
degli amori e di affetti, e degli amici!!
Ma rimane il profumo,
come gigli
che non vedi, ne avverti la presenza;
e se un pertugio disserri nell’uscio,
scesi dalle pendici
dell’ineffabile, ti si affollano attorno
tutti, tutti felici
senza appressarsi in ansia, senza resse.

Non occupano spazio più di un lieve
fruscìo di bionda messe
o di un tremulo scendere di rivi:
ci stanno tutti, nel tuo stretto impiantito
che ne rimane adorno;
sono respiro di docili clivi
e fanno vasto il breve
tuo soggiorno,
te lo rendono infinito
sempre pronti a parlarti, sempre vivi

Gianfranco Cappai

 Giorgio e Marinella


UN INCURABILE UTOPISTA

Sotto la mia fotografia ed il mio nome c'è scritto: "un incurabile utopista". Dovrei continuare: "che non ci pensa neppure ad una cura". Perchè? Perchè tengo alle mie idee. Ci tengo ad infuriarmi nel vedere trascorrere i miei anni, senza che ci sia nulla che mi faccia dire che abbiamo imboccato la via che ci condurrà fuori dalle secche dell'ingiustizia, ben radicata e annidata anche nei più insignificanti aspetti del nostro agire, essendo figlia di un egoismo che ci tramandiamo da sempre.
Sono certo che tra moltissimo tempo vivremo senza il bisogno del denaro e senza quell'esagerata ricerca del potere che oggi pervade tantissime persone. Lavoreremo per attingere liberamente alla produzione comune, senza dover pagare nulla ma senza sprechi. Saremo saggi e baseremo il nostro appagamento sul maggior contributo che ognuno riuscirà a dare al progresso di tutti, anzichè sulla maggior quantità di beni accumulati. Ciò comporta il raggiungimento di una dimensione morale oggi inesistente o rarissima. Questa è una delle utopie che da sempre mi porto dentro, non essendo neppure tanto originale, perchè altri ne hanno già parlato sicuramente meglio di me.
Un saluto a tutti.

Giorgio Giovanni Lai
DNA 

Dipinto dell'esimio Artista Norton Bush
Quando avevo l'età di circa cinque anni, mezzo secolo fa, vivevo in campagna. Uno dei miei passatempi,
che praticavo con assiduità e con la spensieratezza tipica di un bambino, era l'uccidere le lucertole. Nessuno mi aveva mai detto di non farlo. Ricordo però benissimo ciò che avvenne un giorno:doveva
essere primavera ed una malcapitata lucertola uscì dal proprio nascondiglio per scaldarsi al sole. Io la vidi e presi una zolla di terra solida, attesi che si rilassasse completamente e poi, con un movimento ben collaudato, la colpii. Tutto, purtroppo,per me normalissimo. Però,stranamente, quella volta guardai la lucertola agonizzante e pensai:"Che cosa ho fatto! L'ho ammazzata!", sentendomi responsabile di quel crimine. Da allora, l'unica vita che qualche volta sono costretto ad eliminare è quella delle mosche e delle zanzare. Non ho scritto questo per farmi dire quanto sono bravo, ma soltanto per riflettere sulla barbara uccisione di un gatto per mano di due persone che sono state denunciate ( se ne è parlato nella lettera
"Quale pena per chi ha dato fuoco al gatto?", pubblicata domenica ndr) Penso che la loro coscienza abbia parlato, come la mia parlò a me, ma che il messaggio sia rimasto inascoltato. Il capire questo è compito degli studiosi della psiche, che da tempo l'analizzano per cercare il perchè del nero e del bianco, del buio e della luce, del bene e del male. Intanto, nell'attesa le coscienze siano opportunamente ascoltate,qualunque comportamente contro la Legge viene punito.
Giorgio Giovanni Lai Quartu Sant'Elena 
 
Grazie per aver condiviso questo ricordo d'infanzia. Ai bambini capitano simili folgorazioni: un lampo e sono in un'altra dimensione della coscienza. Padre Mariano Ballester, gesuita e maestro di meditazione,
direbbe che sanno ancora ascoltare la loro vera voce di piccoli elfi, possono farlo anche gli adulti, assicura lui, che conosce le coscienze. Tanto auguriamo a chiunque abbia dato fuoco a quel gattino indifeso. (d.p)


Dipinto dell'esimio Artista Stanley Massey Arthurs (1877 – 1950)

Il 13 Giugno 2008 alle ore 17 circa il nostro caro Giorgio Giovanni Lai è volato in cielo ed ora ci guarda da lassù.
Giorgio era uno dei primi componenti dello staff di SMNews nonchè coordinatore e collaboratore della Fanzine "Di là dal ponte".
Un amico, un consigliere, un fratello, un padre, UN CLABBER
Radio Cucaio vuole conservare il suo ricordo. Caro Giorgio, anche se la tua scomparsa prematura ci ha divisi, rimmarrai sempre nel mio cuore.
"Come un amico, come un fratello, come un papà.
Giorgio, hai sempre saputo delle mie difficoltà nel mettere due parole assieme e tu mi spronavi sempre... ti voglio tanto tanto bene. Ciao Amico mio"
Gianluca Sorrentino



A GIORGIO

E' nel respiro del Cielo
la tua presenza.
Non c'è vento in questo mattino!

Gelsomini sotto il vecchio bersò

adagiati all’ombra delle foglie
effondono il loro profumo
per festeggiarti…

Nella quiete tra note di luce

la tua voce echeggia.

© Eleonora Ruffo Giordani



Dedicata a Giorgio Giovanni Lai


Incrocio le mani sul petto

e istorio con pennello soave: l’immagine di Te
volato nell’Eden della Vita.
Nel mare dei cristalli
le perle che amavi gemono,
ed ore di luce stringono
l’atmosfera nostalgica e contrita.
Al calare del sole
l’invocazione supplichevole, si eleva.
L’Angelo dell’Amore
–ferito-
trova nell’immenso il Tuo volto.
Su fiori di zagara
eterna musica,
spande profumi, nenie inedite e
fronde ondulanti
cullano attese e promesse di Vita sognata

© Eleonora Ruffo Giordani
Dipinto dell'esimio Artista David Jermann

DAVANTI A UN FOGLIO BIANCO 
Non è sempre facile, davanti a un foglio bianco, trovare un argomento per parlare idealmente con chi leggerà. Non perchè questi manchino, ma perchè non tutti possono interessare in maniera corale.
Non potendo rinunciare per non andare incontro ad una "sconfitta", decido di rischiare dedicandomi ad una riflessione su un particolarissimo "foglio bianco": quello della vita.
Ovvio e banale pensare che se nostro padre e nostra madre non si fossero incontrati, noi, proprio noi, ognuno con la propria identità fisica e intellettiva, non esisteremmo.
Partendo da qui, occorre considerare che la nostra presenza ha un'importanza fondamentale nell'intelaiatura dell'esistenza. Infatti, a nostra volta, generiamo nuovi individui che con il loro vivere potrebbero addirittura modificare il corso della storia. Non solo: ognuno di noi, continuamente, sviluppa comportamenti ed azioni che immediatamente si ripercuotono sulle azioni e sui comportamenti di chi ci sta intorno, familiari e non. Una manovra in auto, per fare un esempio, può innescare una reazione a catena con riflessi inimmaginabili. A seguito di questa, infatti, si può morire. E la morte modifica la vita di tutti noi, non solo quella dei familiari di chi non c'è più. Anche le parole che pronunciamo, o scriviamo, modificano l'azione ed il comportamento di chi le riceve.
Allora, dovremmo stare sempre ben attenti ad indirizzare tutte le nostre modalità verso il bene, non potendo neppure essere certi che il risultato finale sia il suo raggiungimento. Raramente può succedere, addirittura, che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori".
La mente è strutturata per analizzare continuamente quelle che possono essere le conseguenze, per tutti, del nostro modo di interpretare la vita? Direi di no.
La risultanze stanno sotto gli occhi di tutti: non riusciamo a venir fuori dal pantano delle piccole e grandi ingiustizie che ancora condizionano il Genere Umano.
Dipinto dell'esimio Artista Albertus Del Orient Browere (1814 – 1887)
PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Cosa dire? Nel recente passato, due tremende guerre mondiali con l'ultima resa più "caratteristica" dall'uso delle prime bombe nucleari e dallo sterminio razzista di milioni di persone colpevoli di essere ebree. Ai nostri giorni ancora guerre, bambini sfruttati, violenza sulle donne, prostituzione, abuso d'alcool e droga, disoccupazione, pedofilia, bullismo. Probabilmente ho dimenticato qualcosa, ma è normale perchè non avrei voluto scrivere neppure quanto ho scritto. Continuando, in particolare voglio accennare al bullismo che si manifesta nei confronti dei disabili: una vera prodezza e manifestazione di coraggio!! Infatti ritengo sia molto più difficile "prendersela" con una persona che la vita ha reso totalmente indifesa che confrontarsi con un "pari grado": per farlo, infatti, occorre rinunciare ad un già scarsissimo residuo di prerogativa umana per andare a collocarsi in una dimensione impossibile da inquadrare anche nell'ambito animalesco. E ciò non è facile.
Mi consentite di emettere una sentenza? NON COLPEVOLI. Veramente. NON COLPEVOLI. Non può essere colpevole un Uomo che da millenni è capace di tutte le nefandezze che ho riassunto, per il semplice fatto che è UN AMMALATO MENTALE. Pertanto da curare.
Ma le cure sarebbero lunghissime, costose e di incerto risultato. Pensate che occorre eliminare l'automatismo del trasferimento delle gambe storte dai padri ai figli.
Come penso sia il futuro? Sempre nero. A causa della mia ultima affermazione.
Una riflessione. La cosa funziona così: il bianco e il nero, il giorno e la notte, il bene e il male. Nonostante l'apparenza e le braccia che cascano, in tutti i sensi, l'uomo continua ad avanzare. " .... se schiavi, se lagrime ancora rinserra è giovin la terra" (Sopra una conchiglia fossile - Giacomo Zanella).
Concludo citando Wilhelm Reich: "L'amore, il lavoro e la conoscenza sono le fonti della nostra vita. Dovrebbero anche governarla".
Un caro saluto. 

Giorgio Giovanni Lai
DNA


Estate
Tanto per rompere il ghiaccio, anche se sarebbe più giusto, in estate, rompere la calura, vi voglio scrivere che, tutti presi dalla frenesia consumistica delle ferie, in genere dimentichiamo una questione che ricorre tutti gli anni, puntuale come la notte o il giorno. Si tratta dell'abbandono degli animali, specialmente dei cani, da parte di persone (? sono persone ?) che, dopo averli tenuti tutto l'inverno, non trovano di meglio che lasciarli al proprio destino. Mi piacerebbe molto analizzare la loro mente e capire perchè non riescano ad affezionarsi ad un "angelo peloso" e, con assoluta noncuranza, riescano a mettere in pratica questa azione, indegna di un essere umano. Poi le vediamo, queste povere bestie disperate, vagare per le strade alla ricerca di cibo, pelle ed ossa, bisognose d'affetto, terrorizzate dai maltrattamenti di altri cosiddetti uomini e dal caos delle nostre città. Le vediamo, poi, uccise dalle automobili o dalle privazioni. Lo so, mi direte che nella vita esistono cose più gravi; che esiste la guerra, la fame, le malattie e la mancanza del lavoro. Io credo, però, che un uomo che riesce a maltrattare un animale potenzialmente può farlo anche nei confronti di un proprio simile. Ne consegue che il mondo gira sempre lontano dalla vera vita e chissà quanti decenni dovranno ancora passare perchè non si dica più: "se questo è un uomo" !!

Claudio Baglioni ha scritto una "poesia" intitolata "io lui e la cana femmina". Tra l'altro, leggiamo: "...uomini o animali potremo stare bene da uguali anche imbarcarci in un porto e correre a girotondo il mare e non tornare più, se si riuscisse a bere un bicchiere insieme e ciucchi fin laggiù a collo torto sul fondale del mondo andare ad ululare al blu."
Già ! Poesia. La realtà è ben diversa. Io, però, spero sempre, fino alla fine dei miei giorni.

Grazie per avermi letto.

Giorgio Giovanni Lai
DNA
Giorgio e il Figlio Alberto
La sindrome di Ulisse
"Vedo che il bambino non ha reazioni normali. Potrebbe avere dei disturbi neurologici per cui occorre fare degli esami clinici". "Cosa dice, Professore ? Cosa significa ?" chiedemmo attoniti, ignari del fatto che era stata appena pronunciata una sentenza inappellabile. Nostro figlio, Alberto, era gravemente ammalato e sarebbe stato per sempre, in questa vita, un disabile. Un "diversamente abile".
Era il 1981. Conoscevamo vagamente le problematiche che la condizione di disabilità porta con sè. Non potevamo capire quanta sofferenza sarebbe toccata alla nostra giovane famiglia, quanto dolore, quante speranze per sempre deluse, quante paure per il nostro futuro.
Allora non potevo neppure lontanamente immaginare che avrei preso sulle mie spalle il doloroso fardello che mio figlio rappresentava, fino alla totale accettazione delle sue difficoltà, fino a far diventare la sua vita uno dei motivi veramente importanti che completano la mia e la rendono più ricca.
Ed ecco che, come in un film, si proiettano dalla mia memoria i fatti più significativi di quella via dolorosa che mi avrebbe condotto al divenire una persona decisamente diversa da quella che sarebbe stata senza il vivere il problema della disabilità.
Ecco allora .... vedo la lettera "H", per "Handicap", davanti al nome di mio figlio quando venne iscritto alla scuola materna, nel tentativo di inserirlo in un ambiente "normale" che costituisse uno stimolo alla sua crescita e, perchè no, alla sua guarigione. Guarigione sì, perchè in quei tempi ancora pensavamo fosse possibile. Ancora pensavo che le cure messeci a disposizione dalla nostra moderna Medicina avrebbero vinto la malattia.
Ecco allora concretizzarsi la cosiddetta "Sindrome di Ulisse": quell'impulso che spinge i genitori dei disabili a tentare tutte le vie: quelle della scienza ufficiale e quelle della medicina "alternativa", in un continuo "No ! Perchè è toccato a noi ? Che male ha fatto nostro figlio per meritare questa vita?". Ecco allora le continue visite mediche, ora a Firenze, ora a Siena, ora a Cagliari, poi di nuovo a Firenze e poi a Siena, fino alla definitiva resa. Non c'è nulla da fare. Tutto il nostro "potere" si fermò di fronte alla decisione della vita di offrirti un figlio "angelo per sempre" e di entrare in sintonia con altri genitori come te, logorati dalla fatica morale di immaginare il futuro del proprio bambino, che è nato ma che non "nascerà" mai veramente, che cresce ma che non "crescerà" mai veramente.
Eccoli allora questi nostri figli disabili, da difendere con le unghie e con i denti dalle malattie sempre dietro l'angolo, più pesanti perchè meno accettabili su un essere che spesso non può parlare, non può camminare, non può invocare "aiutami!". Da difendere dall'insensibilità delle persone, stranamente sempre in agguato, dalle barriere architettoniche ancora troppo presenti, dalle barriere burocratiche che si ergono ancora troppo alte contro la loro difficile vita.
Ecco allora crescere in me la coscienza di una missione: quella di dare voce a chi non l'ha, di dare gambe a chi non le può usare, di dare mani a chi non può tenderle per chiedere aiuto. Ecco allora noi genitori dire a tutti: "dateci una mano per sopportare la sofferenza dei nostri figli disabili; datecela se credete che "gli ultimi saranno i primi"! Attraverso questo anche noi possiamo trovare la forza vivificante di un sorriso, attraverso questo possiamo ancora trovare la forza per continuare a vivere.
ANCORA MALINCONICHE RIFLESSIONI.
MA DNA NON E' SOLTANTO MALINCONIA. E' ANCHE VOGLIA DI VIVERE, ALLEGRIA, SENSO DELL'AMICIZIA CHE SI MANIFESTA NEL VIVERE QUOTIDIANO.
Grazie per aver letto.
Giorgio Giovanni Lai
DNA

FRATELLI SILENZIOSI
L'altro giorno un ragazzo Down è stato dileggiato e picchiato da alcuni suoi compagni di scuola. Il filmato è stato divulgato in Internet. Ora non voglio esprimere la mia opinione che, sull'impeto dell'emotività, sarebbe troppo drastica. Vi sottopongo, però, una mia riflessione, già pubblicata qualche mese fa da un quotidiano della Sardegna.

FRATELLI SILENZIOSI
Vado tutti i giorni nella Casa Famiglia che ospita Alberto, mio figlio, disabile gravissimo. Oltre lui, incontro Italo, Ivano, Paolo, Stefano, Francesco, Valentino, Antonello, Martino e Gilberto.
La loro presenza silenziosa, che non chiede ma che "impone" una risposta spontanea e rapida, mi obbliga a continue riflessioni su tanti interrogativi. Il primo è quello di dare un senso ed un perchè alla loro esistenza. Qualcuno neppure cammina e parla, eppure basta un semplice sguardo per catturarti ed "obbligarti" ad occuparti dei loro bisogni.
Alberto mi guarda, muto, con un occhietto un po' storto, per uno strabismo che non è stato possibile correggere completamente; Antonello con i suoi occhi che sembrano frammenti di un manto immacolato. Valentino con il suo sguardo scanzonato e ridente come a dire: "eccomi qua per sempre su questa sedia a rotelle, ma con un'immensa voglia di vivere"; Francesco, anche lui un po' strabico, con gli occhi scuri, luminosi che mi ripete con un bel ritornello: "LLLLLai porta casa mamma"; Ivano, da dietro le sue lenti spesse, mi dice sempre: "dov'è Marinella? Saluta tua mamma"; Italo, persona Down, mi guarda, mi abbraccia e mi dice: "non sto tanto bene", ma non è quasi mai vero. E' lui che il giorno della Festa del Papà mi fece gli auguri, primo ed unico in questo nostro mondo di "uomini desolatamente normali", perchè "sei il Papà di Alberto".
Non aggiungo altro, se non spiegare perchè sono "Fratelli silenziosi", anche se l'avete già capito. La loro assenza di richieste è più imperiosa di una vera domanda d'aiuto e ti spinge all'azione, all'impegno vero e totale, alla loro difesa "senza se e senza ma", al "sacrificio continuo".
Grazie, fratelli silenziosi. E perdonateci per quanto non sappiamo o vogliamo fare per Voi.
 
Giorgio Giovanni Lai
DNA

Dipinto dell'esimio Artista William Baxter Palmer Closson (1848 – 1926)

Ostie consacrate
Era il 1990, mese di Giugno. I Responsabili delle due Case Famiglia per Disabili O.A.M.I. (Opera Assistenza Malati Impediti) di Cagliari decisero che ci saremmo recati a Lourdes. Io, genitore di Alberto, disabile gravissimo dalla nascita, aderii con entusiasmo all'idea, tenuto conto che allora ero, purtroppo, un "po' ateo". Non un ateo irremovibile, bensì un ateo da sempre alla ricerca della fede assoluta ed incrollabile. Nonostante questo mio "ateismo" molti anni prima avevo fatto promessa di recarmi a Lourdes entro i miei primi quarant'anni di vita. Questo pellegrinaggio, quindi, mi consentiva di tenere fede a questa promessa. Infatti partimmo per Lourdes il 22 Giugno ed io compivo quarant'anni il 24 giugno. Questa "stranezza" mi fece pensare molto. Mi era stata data, infatti, l'opportunità di vivere l'esperienza di quel Luogo Sacro proprio quando stava per scadere il termine che mi ero prefissato.

Partimmo con un piccolo jet di una compagnia francese e, dopo circa un'ora e mezza, fummo all'earoporto di Tarbes e poi a Lourdes.
Guidava la nostra varia umanità il Vescovo della Diocesi di Ales - Terralba, Monsignor Antonino Orrù, appena nominato.
Ma ciò di cui vi voglio scrivere, a parte l'emozione di trovarmi in un posto "speciale", dove la sofferenza diventa coinvolgente e particolarmente convincente per il suo proporsi con la massima visibilità e molteplicità, è che in uno di quei giorni, prima di una messa, chiesi al Vescovo se Alberto poteva fare la Prima Comunione. La Sua risposta fu per me come una folgorazione. Mi disse: "Alberto non ha bisogno della Comunione perchè è "un'Ostia Consacrata". Però, se vuoi, non c'è alcun impedimento".
Alberto fece la sua Prima Comunione ed io piansi tantissimo.
Successivamente ho riflettuto sul mio grande privilegio di essere il padre di "un'Ostia Consacrata", donata a tutti per ricordare qual'è "la Verità e la Vita".
Ecco cosa sono i disabili di tutto il mondo: "Ostie Consacrate".
Avviciniamoci a loro ed aiutiamoli sempre, con il massimo rispetto che si deve a quanti indicano la Vera Via, come un Faro che dissolve le tenebre che oscurano il percorso del Genere Umano.
Giorgio Giovanni Lai (DNA Clabber 15386)

SE QUESTO E' UN UOMO
Riporto da un quotidiano:

# Schiaffeggiata, derisa, molestata con la gomma da masticare appiccicata tra i capelli. La vittima è una ragazza disabile psichica di 14 anni. La ragazza, studentessa al primo anno in un istituto superiore di ****, è finita nelle grinfie di un gruppetto di compagne di scuola. L’episodio, successo qualche settimana fa, ma venuto alla luce ieri, è già stato “risolto”: due ragazze sono state sospese per un mese e con tre compagne devono frequentare la Caritas per un percorso rieducativo. Altri i casi negli ultimi tempi: tre solo nella scuola media Quasimodo di ****: l'8 febbraio 2005 si è tolto la vita Marco che non sopportava più di essere chiamato "il cinese"; il 15 aprile dello stesso anno compie quel gesto anche Damiano, a 13 anni alto 1 metro e 91. Nello stesso istituto, nel 1997, un ragazzino di dodici anni si era tolto la vita: i suoi compagni lo prendevano in giro perchè aveva “odore di campagna". #
Ho tolto le località dove sono avvenuti i fatti perchè non voglio si pensi siano questioni che riguardano un'area circoscritta; tutta l'Italia, e il mondo, sono interessati.
L'altro ieri Marco, sedici anni, timidissimo e bravo a scuola, si è tolto la vita perchè non sopportava più il martellante dileggio dei suoi compagni che gli ripetevano "sei gay".
Episodi che sono soltanto la piccolissima punta di un grosso iceberg.
Troppi giovani credono di essere veramente "in gamba" quando "sfoggiano" una tracotanza pericolosa per se stessi e per gli altri. Troppi genitori pensano che i propri figli siano veramente "in gamba" quando cominciano a "sciorinare" la famosissima frase: "tu stai zitto che sei vecchio e non capisci nulla". Troppi genitori si precipitano a scuola per rimproverare Presidi o Insegnanti, colpevoli di aver rimproverato il proprio "rampollo" che, ovviamente, è un "bravo ragazzo".
Allora? Allora dobbiamo parlarne sempre, con un occhio, però, rivolto agli esempi che i ragazzi ricevono dal mondo degli adulti.
Sarà difficile, se non impossibile, eliminare il cane che si morde la coda.
Allora? Allora: se questo è un uomo.
Voglio concludere questo messaggio con una ulteriore riflessione.
Chi mi conosce sa che, nonostante i problemi che vivo, sono una persona che ama ridere e scherzare, moltissimo. Ma qui non ho potuto, e voluto, far emergere questo aspetto del mio carattere, perchè a questo blog ho voluto affidare la mia delusione nel vedere la vita di tutti scorrere come un continuo percorso di guerra. Non mi basta la consapevolezza che, comunque, il bene ha vinto, vince e vincerà sempre.
Un caro saluto a tutti
DNA
Giorgio Giovanni Lai

Cari amici,
la Corea del Nord ha effettuato un test nucleare ed ha fatto esplodere una bomba sotterranea. Oltre ad essere molto grave perchè vengono turbati equilibri precari, con prese di posizione, da parte di altre nazioni, che conducono a possibili contrapposizioni pericolose per la pace mondiale, peraltro abbondantemente compromessa, occorre analizzare questo episodio sotto l'aspetto "energetico" del nostro pianeta.
Secondo gli studi compiuti da autorevoli scienziati, fra i quali ricordo in particolare Wilhelm Reich (1897-1957), l'energia nucleare, interagendo con quella atmosferica, che permea tutto l'universo e che a noi proviene in massima parte dal sole, è causa di sconvolgimenti climatici e di gravi malattie a carico degli organismi viventi, animali e vegetali.
Mi pare difficile che i governanti che perseguono interessi legati alla proliferazione degli armamenti stiano attenti a questo importante aspetto e adeguino, conseguentemente, il proprio operare.
Ciò che mi sembra inoltre assurdo, e le risposte all'interrogativo si trovano negli studi sulla personalità umana di Sigmund Freud e dello stesso Wilhelm Reich, nonchè di numerosi altri ricercatori, è che gli stessi attuatori di queste azioni in ambito nucleare vivono, assieme ai propri figli ed alle proprie famiglie, su un pianeta che contribuiscono a rendere pesantemente meno vivibile, esponendo quindi se stessi ed i propri cari a pericoli non totalmente compresi nella loro drammaticità.
Se non bastasse il nucleare, l'uomo, nell'attentare follemente alla propria salute, si adopera inquinando in molte maniere aria, acqua e terra.
Mi direte che questi sono argomenti triti e ritriti e che possiamo singolarmente fare ben poco. E' in parte vero. Ma a me, piccolo seme nell'universo infinito, non rimane altro che continuare a parlarne, nella rassegnata consapevolezza che dovranno trascorrere ancora molti secoli affinchè l'uomo raggiunga una dimensione degna della propria essenza e dei propri traguardi, dato che non credo in una sua autodistruzione totale. Come vedete, sono ancora ottimista.
Poi, magari è vero che ogni parola pronunciata da ogni singolo individuo ha risvolti, positivi o negativi, su tutto il vivere umano.
Perchè ho scritto tutto ciò? Così .... per parlarne. Non escludendo il fatto che, essendo in vita da poco oltre mezzo secolo, mi sono stancato di questa terribilmente piatta assenza di progresso morale.
Mi sento spesso un pesce fuor d'acqua, ma anche l'aria è inquinata e non so cosa sia peggio.
Comunque, concludo citando Claudio Baglioni perchè in una sua composizione dice: ".... ma un po' d'aria per campare si respira anche dalle ferite ....".
Un saluto a tutti.

IL PANE

Ieri, durante il pranzo, ho detto a mia moglie: "questo tipo di pane fa schifo, non comprarne più". Subito mi sono corretto perchè mi sembrava eccessivo definire "schifoso" quell'alimento che deve essere considerato "sacro", per l'importanza che ha nell'alimentazione, e ho continuato: "insomma, non fa schifo ma ha troppa mollìca". Poi immediatamente ho pensato a quanti, bambini e adulti, in quel preciso istante, nel mondo, stavano morendo di fame e, sentendomi fortunato, non sono riuscito ad immaginare un'azione rapida che ci consenta di eliminare, per sempre, questa enorme ingiustizia.
Vi voglio citare i versi, in sardo, di una canzone: ".... cantu tempus ancora bada a kerrere, o frade, pro chi neskamus fora de sa barbaridade ....". Cioè: ".... quanto tempo ancora ci vorrà, fratello, perchè si venga fuori dalla barbarie ....".
Claudio Baglioni, ne "Le mani e l'anima", dice: " .... sfamatemi e dissetatemi, lasciatemi le mani e l'anima ....".
Nel tempo che ho trascorso a scrivere questi pensieri, chissà quante persone hanno lasciato questa terra, morte per fame.
Giorgio Giovanni Lai 
Giorgio e Marinella
Ed ora cosa scrivo? Di cosa si può parlare? Nella vita di ciascuno di noi i problemi non mancano, e quindi ci sono molti argomenti da trattare. Ma oggi no, non voglio scrivere di problemi. Voglio scrivere di ......galassie! L'ultima stima degli scienziati è che ne esistano 125 miliardi, ognuna delle quali ha circa 250 miliardi di stelle. Soffermiamoci su queste cifre e cerchiamo di comprenderle. La distanza che separa una galassia dall'altra ed una stella dall'altra si misura in milioni o miliardi di anni luce, ricordando che questa percorre circa 300.000 chilometri al secondo. Ora, siccome arriva il bel tempo, la notte rechiamoci in una località dove non ci sia illuminazione pubblica e si possa vedere la volta stellata in tutto il suo splendore. Stiamo comunque guardando le stelle della nostra sola galassia ed il suo centro che è la via Lattea. Ora immaginiamo di viaggiare alla velocità della luce ed andiamo a percorrere l'Universo. E' uno sfarzo divino! E' una realtà ed allo stesso tempo un enorme mistero. Se riflettiamo in silenzio, forse vi troviamo la risposta ai nostri perchè. Se osserviamo in silenzio, forse ognuno di noi può afferrare la prova che Dio esiste ed è là, alla portata della nostra limitata capacità di capire ..... l'amor che muove il sole e l'altre stelle.


Giorgio continua a vivere nell’eternità della Casa del Padre e continua a vivere nel cuore e nella vita dei suoi Famigliari e di tutti coloro che l’hanno incontrato e conosciuto.
Eleonora R. G